«Non dovevo tornare in sella, mi ha tradito il sindaco Lucchi»

Calcio

CESENA.

Presidente Lugaresi, aveva creduto nel salvataggio in extremis?

«Domenica speravo di sì, oggi (ieri, ndr) invece no, non c’era più tempo. Con l’intervento del fondo inglese, per venerdì ce l’avremmo fatta e avremmo salvato il Cesena».

Ha un rimpianto?

«Di essere tornato in sella come presidente nel 2012, rispondendo alla richiesta di una persona che mi ha tradito spudoratamente, ovvero il sindaco Lucchi, che voleva solo essere rieletto e alla fine per noi non ha fatto niente».

Vi siete davvero sentiti così soli? Realtà come Rimini o Ravenna sono sparite per bufere minori alla vostra, nell’indifferenza generale delle loro città.

«Noi il nostro radicamento sul territorio ce lo siamo guadagnati sul campo, con decenni di lavoro, risultati, rapporti coi tifosi e credibilità. Negli ultimi 6 anni abbiamo portato un milione e mezzo di persone allo stadio, con le grandi aziende che hanno goduto di un indotto innegabile, ma si sono tenute alla larga da noi. Ora spariamo, così non faremo ombra ad altre attività».

In una intervista dello scorso 24 giugno alla Gazzetta, lei ammise pubblicamente di non avere pagato l’Iva. Come può il Comune sostenere un imprenditore che fa questa ammissione?

«Può perchè il sindaco lo sapeva, come lo sapeva l’Ufficio Iva. Io non ho evaso l’Iva: io sono andato per tempo negli uffici competenti, ammettendo alla luce del sole: “al momento non posso pagare, perché non ce la faccio e sto facendo di tutto per salvare il Cesena”. È ben diverso».

Con il Comune non c’è proprio stato alcun feeling?

«Il sindaco nel 2011 firmò un mutuo col Credito Sportivo per 3.700.000 euro lordi per i lavori allo stadio di Campedelli, che ebbe carta bianca totale. Quando il “mio” Cesena presentò denuncia, il Comune non si costituì parte civile e rimasi deluso e sorpreso. Noi abbiamo fatto togliere le barriere da tribuna e curva spendendo in tutto 90.000 euro circa. Campedelli per togliere quelle dai distinti ha speso la bellezza di 380.000 euro».

Come si sente adesso?

«Come un cittadino cesenate che vede abbattere la Biblioteca Malatestiana. La città ha perso una sua eccellenza. Se il territorio non ha capito cosa è il Cesena, allora è giusto che noi molliamo. La città si renderà conto strada facendo di quello che ha perso. Come amava dire il professor Viroli, senza il Cesena saremmo tutti più poveri. Adesso il Cesena non c’è più, il resto sono imitazioni».

Sparisce il settore giovanile, un vostro vanto.

«Frutto del sudore di persone e di allenatori fantastici, cresciuti con noi. Uno come Simone Confalone si commuove quando allena, per dare un’idea».

Cosa farà ora?

«Ricomincerò a fare un lavoro che avevo lasciato e che mi piaceva tanto. Io ho fatto l’impossibile per salvare il Cesena, ma sarò ricordato come quello che lo ha fatto fallire. Campedelli è uscito indenne da tutto e io rischio conseguenze penali dopo avere dato tutto me stesso. Evidentemente il mondo va così».

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