L’Agenzia delle Entrate condanna il Cesena

CESENA. Fino a ieri il 19 giugno era semplicemente un giorno qualsiasi tra un paio di date che hanno segnato la storia recente del Cesena, due thriller memorabili che nessuna massa debitoria potrà mai cancellare: mercoledì 18 giugno 2014, a Latina, era la notte dell’ultima promozione in serie A, mentre domenica 20 giugno 2004, a Lumezzane, veniva scritta una pagina semplicemente epica che riportò la Romagna bianconera in serie B. Da ieri, dopo un pomeriggio tremendo e sportivamente drammatico, il 19 giugno 2018 è diventata la data dei titoli di coda che precede la parola fine. Intorno alle quattro e mezza del pomeriggio, infatti, a Cesena è arrivata la famigerata mail dell’Agenzia delle Entrate, attesa più o meno come il rigore della staffa di Cascione nei minuti di recupero di Latina o come il tuffo della vittoria di Ambrogioni, nei tempi supplementari di Lumezzane. Anche stavolta il Cesena è arrivato ai supplementari, con un solo risultato a disposizione, ma il risultato è stato negativo.

Bocciatura

Attraverso un lungo e dettagliato documento di circa venti pagine, l'Agenzia delle Entrate ha respinto la richiesta di accordo al piano di ristrutturazione del debito depositato l'11 maggio dalla società di corso Sozzi. Bocciatura totale, fanno sapere da Bologna: la riduzione da 33 a 20 milioni, pagabili in 20 anni con lo stralcio delle somme relative a interessi e sanzioni, non è stata accettata. A questo punto, dopo due settimane di attesa, a tratti surreali e con un occhio rigorosamente puntato sulla posta elettronica certificata, si spalancano le porte del baratro sotto i piedi tremebondi del Cavalluccio. Perchè la sopravvivenza del Cesena è legata a un filo sottilissimo, pronto a spezzarsi inesorabilmente. Eppure, fino a ieri mattina, la fiducia non mancava ed era anche lievitata sensibilmente dallo scorso venerdì, dopo un primo incontro con la Covisoc a Roma. Il presidente Giorgio Lugaresi e i suoi collaboratori, a cominciare dal direttore finanziario Christian Dionigi, ci credevano davvero: il vero problema, come sottolineato più volte anche pubblicamente, non era tanto la risposta (perchè tutti confidavano nel sì) quanto i tempi della stessa. La risposta, in effetti, è arrivata abbastanza celermente per provare ad apparecchiare la tavola all’iscrizione, ma è stata negativa. Così, nel giro di qualche giorno, si è passati dalla speranza alla disperazione.

La lettera di Lugaresi

Bastava transitare a metà pomeriggio sotto la sede di corso Sozzi per rendersi conto che qualcosa non andava, con lo stesso Dionigi sceso dagli uffici a spiegare il motivo della bocciatura. Nel frattempo, alle 16.50, un Giorgio Lugaresi emotivamente distrutto aveva inviato una lunghissima lettera, dai toni drammatici, ai legali, ad alcuni organi di informazione e a qualche amico, oltre che alla Lega di B e all’ex direttore generale Bedin. Nella missiva Lugaresi minacciava innanzitutto gesti inconsulti e disperati. Allertate da un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, inserito da Lugaresi nell’elenco dei destinatari, sono corse sotto la sede del Cesena due volanti della Finanza (a bordo anche il comandante Sebaste) e due poliziotti di quartiere. Nella lettera, che in serata ha cominciato a rimbalzare in città, il presidente del Cesena ha innanzitutto voluto ringraziare tutti i dipendenti e i collaboratori del sodalizio “che rimarranno senza lavoro” e i soci che “hanno partecipato a questa azzardata avventura, ai quali chiedo scusa per gli errori che ho commesso e per il fatto che non sono riuscito a contenere a sufficienza i costi di gestione”. Poi ha cominciato a togliersi dalle scarpe diversi sassolini, o per meglio dire macigni, con accuse molto pesanti nei confronti delle istituzioni e di numerosi imprenditori, nessuno dei quali era però obbligato ad aiutare l’Ac Cesena. Non sono mancate parole durissime nei confronti di Igor Campedelli, mentre “Mancini si è riabilitato ai miei occhi anche se penso che abbia fatto molti errori, ma poi ci ha aiutato in qualche modo”. Lugaresi ha trascorso una parte del pomeriggio a casa del figlio Michele, poi è rientrato nella sua abitazione a San Tomaso.

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