Il presidente del Crer Alberici: "Emilia Romagna, strutture top"

Calcio

Un primo bilancio da presidente del Crer. Uno sguardo al futuro più prossimo del calcio regionale. E tutto l’orgoglio per aver riportato in Romagna, tra Cesena e Ravenna, le finali nazionali U18 e U17 di serie A e B. È un Simone Alberici a 360 gradi quello che raggiungiamo nel suo ufficio di viale De Gasperi, a Bologna.

Presidente, buon pomeriggio. Come va?

«Accaldati, di corsa, pieni di impegni. Ma va bene così».

Sono passati più di cinque mesi dalla sua elezione: come è stato ritrovarsi a capo di un apparato così importante nel bel mezzo di una pandemia mondiale?

«Difficile. Anzi, difficilissimo. Per una serie di motivi. Il primo l’ha ricordato bene lei, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria che ha sconvolto tutto e tutti. Il secondo è che siamo subentrati a metà stagione e quando entri in corsa le cose sono ancora più complicate da portare avanti. I campionati erano fermi, le domande tante, i timori innumerevoli. Inoltre il Comitato Regionale aveva rallentato il suo lavoro. Devo dire un grande grazie a tutte le impiegate, agli impiegati, ai consiglieri regionali, a tutti collaboratori e alle persone che quotidianamente portano avanti questa realtà perché a mio parere è stato fatto un lavoro enorme. Riunioni quotidiane, decisioni da prendere, telefonate da fare. Abbiamo vissuto, tutti insieme, settimane dove navigavamo a vista. Ma non abbiamo mai perso la rotta. E questa è stata una delle soddisfazioni più grandi, a livello personale, ma anche a livello sportivo. Avere e sentire l’appoggio delle persone, è stato per me, fondamentale. Un grazie davvero a tutti».

Cosa si aspetta per il calcio emiliano-romagnolo? Si sente dire in giro che nella prossima stagione potrebbero venire meno diverse squadre.

«Anche un anno fa di questi tempi, il refrain era sempre lo stesso e, invece, alla fine, il numero di squadre iscritte era stato molto simile a quello delle stagioni precedenti. È indubbio che questo sia un momento molto difficile: per il Paese, per le sue imprese, per la sua economia. Ci sono aziende che rischiano il fallimento, migliaia di persone senza lavoro e quindi è inevitabile che anche il mondo del calcio non navighi in acque calme. Però come Comitato abbiamo messo in piedi, a mio parere, una grande strategia patrimoniale andando a stornare a tutte le società, da quelle di Promozione fino a quelle di Terza categoria, i diritti di iscrizione. Anche a livello di settore giovanile siamo intervenuti in modo massiccio. Crediamo di essere andati incontro alle società e quindi ci aspettiamo che rispondano presenti».

Oltre ad essere il più giovane presidente del Crer con i suoi 41 anni appena, è stato anche nominato vicepresidente del Settore Giovanile e Scolastico Nazionale: un bel traguardo.

«Per uno come me che si è sempre occupato di giovani, è un’emozione, un orgoglio e una soddisfazione enorme. Soprattutto perché ho la possibilità di lavorare a fianco di persone eccezionali come il presidente Vito Tisci, e come gli altri due vice, il Campione del Mondo Simone Perrotta e Mauro Foschia. Da loro ho tutto da imparare. E poi c’è l’orgoglio di aver riportato un esponente emiliano romagnolo in un contesto così importante».

Da vicepresidente ha subito piazzato due bei colpi: le finali U18 e U17 di A e B tra Cesena e Ravenna: soddisfatto?

«In realtà la nostra regione è sempre stata vista con un occhio di riguardo. Basti pensare alla Nazionale di Mancini che ha giocato al Dall’Ara e al Tardini. Alla Nazionale Femminile di scena a Ferrara. E poi le final eight di calcio a cinque che si sono giocate proprio a Rimini. Le finali di Coppa Italia a Sassuolo. Non molti anni fa, Rimini e Santarcangelo, hanno ospitato le finali Primavera. Insomma, come Emilia-Romagna non ci possiamo lamentare. Anche perché geograficamente siamo in una situazione perfetta e le nostre strutture sono tutte di prim’ordine. Quindi, cosa c’è di meglio?».

Un desiderio?

«Che si possa tornare alla normalità il prima possibile perché sapere di aver impedito, gioco forza, a tanti ragazzi di correre sul campo con un pallone tra i piedi, è la cosa che mi ha fatto più male e che spero di non vedere più».

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