La quarta sconfitta nelle ultime 5 giornate ha aperto ufficialmente la crisi del Forlì. Se si considera che l’unico punto è stato frutto del deludente 1-1 contro un Bra in inferiorità numerica per oltre 70 minuti, e che ha rischiato addirittura di vincere al Morgagni, ecco che il quadro è ben delineato. Lunedì ad Ascoli nemmeno Elia Petrelli, autore del pareggio la settimana prima con il Bra, è riuscito a togliere le castagne dal fuoco: anzi, a parte una conclusione dal limite rimpallata dalla difesa locale, non ha mai calciato verso la porta avversaria.
D’altra parte, privo di rifornimenti da parte dei compagni, per cercare qualche palla giocabile Petrelli è stato costretto ad arretrare il raggio d’azione a metà campo. Con scarsi risultati, perché francobollato da Curado, che gli si è appiccicato tipo colla presa rapida, ha finito per combinare poco o nulla.
Così, le uniche due palle-gol sono capitate sui piedi di Franzolini, che ha confermato come gli inserimenti in area siano la specialità della casa ma di non avere (sempre) l’istinto del killer, sprecandole entrambe. I rimpianti riguardano, in particolare, la prima, al 6’, quando, su gran assist di Farinelli, ha fallito una sorta di rigore in movimento, senza nemmeno inquadrare la porta. Avesse segnato, la partita si sarebbe potuta incanalare su altri binari, con l’Ascoli costretto a scoprirsi e maggiori spazi per le ripartenze dei Galletti. Invece, la squadra di Tomei ha progressivamente conquistato campo, mettendo in croce gli avversari con uno straripante Guiebre, imprendibile a sinistra, e gli inserimenti di Rizzo Pinna e Corradini, che hanno fatto girare la testa a Graziani ed Elia.
L’assenza di Lorenzo Saporetti (squalificato) al centro della difesa si è fatta sentire: senza un punto di riferimento d’esperienza, anche Elia, sin qui fra i più positivi, ha smarrito la bussola, sovrastato da Gori. Difficile, invece, chiedere di più a Graziani, alla terza da titolare in tutta la stagione, coppa compresa. Forse, si poteva attendere qualche giorno in più prima di rescindere il contratto a Pellizzari che ad Ascoli, almeno a livello numerico, avrebbe fatto comodo. Maggior equilibrio si è registrato nella ripresa, con De Risio arretrato in difesa a dare una mano ad Elia.
Fino al vantaggio di Gori, tuttavia, il Forlì aveva provato a giocarsela, facendo la sua solita partita, senza snaturarsi e tenendo tutto sommato testa ai più quotati avversari. Dopo l’1-0, invece, la squadra si è sciolta come neve al sole, pagando una serie di errori individuali, in primis di Martelli, non esente da colpe in tutte le tre reti dell’Ascoli. Le responsabilità più evidenti riguardano la terza, ad inizio ripresa, col lob di D’Uffizi che ha definitivamente chiuso il match, malgrado i tentativi del Forlì di riaprirla, in particolare grazie alla verve Coveri, il cui ingresso ha rianimato l’attacco biancorosso.
Nella sua analisi post partita, il tecnico Miramari ha ricondotto sbagli e difficoltà all’assenza di esperienza, sottolineando la necessità di correttivi alla rosa in questo senso, altrimenti, al cospetto di squadre come l’Ascoli, fra le top del campionato, sarà inevitabile stentare. A parte profili giovani come Kebbeh, difensore centrale del Cesena Primavera, a gennaio l’allenatore si aspetta qualche innesto di categoria: in caso contrario, la rincorsa a una salvezza che pareva alla portata rischia di complicarsi.
Gennaio sarà anche mese di uscite: il centravanti Manuzzi è il più richiesto e oltre alla Pistoiese si è mosso su di lui anche il Piacenza, che vorrebbe anche il difensore centrale Lorenzo Saporetti. Ma da qui al mercato, ci sono due partite e il Forlì, ancora nono e in zona play-off, affronterà prima in casa il Carpi (sabato alle ore 17.30) e poi il Perugia allo stadio Renato Curi domenica 21 dicembre: fare punti è un imperativo.
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