Il Forlì tiene la guardia alta contro un Pontedera ferito

Oggi il Forlì giocherà anche per Giulia. La vigilia del match col Pontedera (ore 17.30) è stata funestata, infatti, dalla notizia della tragica scomparsa della ragazza che lavorava come barista al Serial Burger dello stadio Morgagni. Una figura che tutto l’ambiente biancorosso conosceva bene, e cui va il primo pensiero del tecnico Alessandro Miramari: «E’ davvero un giorno triste. Giulia era speciale: dopo allenamento, venivamo a mangiare qui e aveva un sorriso e una parola per tutti. Era una di quelle persone che danno gioia e scaldano il cuore, con più una carica emotiva incredibile, la sua mancanza, quindi, si farà sentire». Il Forlì avrà, perciò, un motivo ulteriore per cercare la vittoria a Pontedera, dove troverà, tuttavia, un clima particolarmente caldo. I toscani, infatti, reduci da due ko di fila, con la peggior difesa del campionato, devono assolutamente reagire, tant’è che la società ha chiamato a raccolta tutti i tifosi. «Sicuramente, essendo feriti, avranno ancora più voglia di fare punti, tuttavia sarà una gara in linea con le altre di serie C, giocata quindi sul filo dell’equilibrio e combattuta».

I Galletti ripartono dalle rinnovate certezze del vittorioso match contro la Vis Pesaro, dove il ritorno a un assetto tattico più in linea con quello della passata stagione è sembrato restituire quell’equilibrio mancato nelle precedenti partite. Miramari, però, non è di questo avviso: «Semplicemente stiamo imparando a fare determinate cose e a capire le esigenze della categoria, poi, certo, aver recuperato alcuni giocatori ci ha dato una mano, tuttavia, a oggi, non direi che abbiamo trovato la formula magica».

La crescita di Franzolini che, entrato a gara in corso con la Vis Pesaro, ha avuto un ottimo impatto, e De Risio, martedì alla seconda da titolare, hanno, comunque, dato peso e sostanza al centrocampo, e, soprattutto, permesso di riportare Macrì e Farinelli nei loro ruoli naturali. Un’analisi che il tecnico condivide solo in parte: «Ci siamo dimenticati che Macrì, prima di Forlì, aveva sempre giocato in mezzo, mai ala, mentre, adesso, se lo togli da lì, sembra un sacrilegio. Allo stesso modo, Farinelli, prima di Corticella, faceva tutt’altro. Non credo, quindi, di aver inventato soluzioni balzane: sono giocatori eclettici e non ci poniamo limiti al loro utilizzo».

D’altra parte, ogni scelta discende dal cercare di schierare ogni volta la miglior formazione possibile: «Se l’indicazione di una settimana è che Farinelli deve fare il terzino lo fa. Ugualmente, sappiamo che Macrì rende al meglio da esterno alto, ma visto che è in grado di fare tante altre cose in differenti zone del campo, se abbiamo un altro esterno in forma, preferiamo cambiargli funzioni così da metterli entrambi». Ovviamente, questo non vale per tutti i biancorossi.

«E’ importante differenziare i giocatori che stanno già lavorando con noi perché sono capaci di adempiere a più compiti e competenze, sanno cosa fare e conoscono le esigenze della squadra.

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