Prestia: “Ho detto a Desirèe che volevo una foto con lei sotto la curva del Cesena, poi le ho chiesto di sposarmi”

«A un certo punto, sul 2-0 per la Juve Stabia, mi sono preoccupato e ho temuto di non farcela. Ma poi, per fortuna, è andata bene». Per una volta, anche se potrebbe sembrare, Giuseppe Prestia non sta parlando di una partita di calcio, ma dello speciale “terzo tempo” che aveva organizzato per il dopo Cesena-Juve Stabia di domenica sera, quando il vice capitano del Cavalluccio, con il sostegno dei tre figli, ha chiesto la mano alla compagna Desirèe. Dentro quell’area di rigore, ovvero l’ufficio dove lavora abitualmente Prestia, è arrivata la sorprendente proposta di matrimonio del difensore centrale siciliano, che ha reso indimenticabile una giornata altrettanto speciale: «Sì - conferma - è stata una giornata particolare e sono contento di averla vissuta proprio nel giorno in cui il Cesena ha messo a segno per la prima volta la doppietta primo posto in campionato più una coppa, un evento che non si era mai verificato».

Prestia, quando aveva studiato questa proposta?

«L’avevo pensata da due settimane, dopo il cartellino giallo rimediato a Mantova che aveva fatto scattare la squalifica. Però mi sarebbe dispiaciuto chiedere a Desirèee di sposarmi dopo l’unica sconfitta casalinga dell’anno, ma per fortuna i miei compagni sono stati bravissimi e hanno recuperato il doppio svantaggio. E così è stato ancora più bello».

Quando li aveva avvisati?

«Due giorni prima, dopo l’allenamento di venerdì. Non volevo rischiare nulla».

La sua futura moglie non aveva sospettato qualcosa entrando in campo?

«No, perché le abbiamo detto che mi avrebbero dato il premio di miglior difensore e che avrei voluto fare una foto sotto la curva assieme ai nostri tre figli. Così, a un certo punto, le hanno detto di entrare in campo per fare un’altra foto tutti insieme. Non si sarebbe mai aspettata che le chiedessi di sposarla allo stadio, anche perché sono una persona riservata. E invece...».

Ma quando vi sposerete?

«A giugno 2025. Ci piacerebbe sposarci a Cesena, anche perché abbiamo già individuato la location: Villa Monty Banks».

Passiamo al campo. L’etichetta di squadra invincibile quest’anno è la più azzeccata, perché siete riusciti a non perdere neppure domenica contro la Juve Stabia dopo aver sofferto e concesso tantissimo.

«La squadra, anche nelle poche difficoltà che abbiamo incontrato quest’anno, non si è mai disunita. A livello mentale abbiamo fatto la differenza, diventando presto maturi e crescendo costantemente, partita dopo partita e settimana dopo settimana. Questo ha fatto la differenza, al di là dei valori tecnici».

Oltre ai due trofei, cosa le ha lasciato questa stagione?

«Tanto, a livello umano. Ho lavorato in un gruppo forte e unito, che si è meritatamente tolto soddisfazioni immense con un anno di ritardo. Artico e naturalmente la proprietà ci hanno aiutato, poi è stato decisivo Toscano. Rispetto a un anno fa, il nostro allenatore è cambiato soprattutto nella gestione».

Lei, all’inizio del girone di ritorno, dichiarò al Corriere Romagna che il campionato si sarebbe deciso tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio. Così è stato perché proprio in quel periodo sono arrivate le tre sconfitte della Torres...

«Ho avuto ragione (sorride, ndr). Conosco il calcio e le sue dinamiche e, dopo aver disputato un grande girone di andata, soprattutto se non sei il favorito, spesso diventano decisive le prime gare del girone di ritorno, che sono le più pesanti a livello mentale perché a quel punto ti conoscono e ti aspettano al varco».

Durante la stagione ha firmato l’estensione del contratto fino al 30 giugno 2026, quindi oggi è esattamente a metà della sua avventura a Cesena. Cosa le sta dando questa esperienza?

«Sono stati due anni splendidi, al netto della mancata promozione della passata stagione. Nel 2015, quando giocavo a Parma e scendevo in Abruzzo con la mia compagna, passando davanti ai caselli di Cesena le ripetevo spesso che un giorno avrei voluto giocare nel Cesena. Il destino mi ha aiutato, perché non solo ho giocato, ma ho anche vinto. Cesena mi ha dato una dimensione forte, perché quando giochi e vinci a Cesena ti senti un calciatore vero. E poi questa maglia ti responsabilizza. Io, dopo questi primi due campionati, mi sento più maturo e responsabilizzato».

Tra meno di tre mesi ritroverà la Serie B che ha lasciato ad Alessandria due anni fa. Qual è il primo ricordo che le viene in mente del campionato cadetto?

«E’ un campionato che ho seguita tantissimo anche e soprattutto quest’anno e devo dire che è davvero un altro mondo. I valori sono diversi, la gamba è diversa, la qualità pure. Sarà un campionato tosto e divertente».

Qual è il primo errore da non commettere quando si sale al piano superiore?

«Sottovalutare la B o credere che sia un campionato facile. Ma allo stesso tempo pensare che, in caso di striscia negativa o anche solo dopo una o due sconfitte, sia tutto finito. No, la Serie B concede sempre un’opportunità a tutti, è il campionato più bello e democratico d’Italia».

A proposito: chi vince i play-off di B?

«Dico Venezia, mi sembra la più forte delle quattro squadre rimaste».

E i play-off di C?

«La mia favorita è l’Avellino, anche se ha debuttato male perdendo a Catania».

Nel dubbio, i play-off di C quest’anno li guarderà solo in tv...

«Può darsi, perché fino all’inizio di giugno saremo ancora a Cesena. Poi, dopo la fine delle scuole, scenderemo a Palermo, in Puglia e magari anche in Costiera amalfitana, certamente più rilassati di un anno fa».

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