Pisseri saluta Cesena: “Sentivo i bambini fare i cori sotto casa”

«Voglio ringraziare tutti, a cominciare dai bambini che in questi due anni mi hanno sempre applaudito o chiesto la maglia allo stadio. Alcuni di loro sono venuti anche sotto casa a farmi due cori...». Sprovvisto per scelta di qualsiasi tipo di social, in barba a un clichè ormai di moda da tanti anni allo scadere di una stagione o, in questo caso, di un contratto, Matteo Pisseri comincia a salutare le persone che a Cesena gli hanno voluto più bene: «Giocare al Manuzzi è stato davvero speciale. Un giorno spero di tornare in quello stadio con la maglia del Cesena o anche da avversario per rivedere i tifosi e tutti quei bambini che mi hanno sempre voluto bene». Da oggi Pisseri non è più il portiere del Cavalluccio. Il contratto, firmato due estati fa, è scaduto e non sarà rinnovato. Il portiere classe 1991, grande protagonista della promozione in Serie B, ripartirà da qualche altra parte, ma nel frattempo è ancora in città a godersi l’estate e una terra nella quale si è sentito come a casa.
Pisseri, cosa le hanno lasciato, dal punto di vista professionale ed umano, questi due anni a Cesena?
«Innanzitutto mi hanno lasciato la possibilità di crescere, come portiere e come uomo. Quando sono arrivato a Cesena, due estati fa, mi è stata chiesta solo una cosa: vincere il campionato. Inizialmente ho sentito questa grande responsabilità, che ho sempre considerato come una grande opportunità di crescita. Sapevo di arrivare dopo un anno difficile per il Cesena con i portieri. C’era già stata una chiacchierata l’estate prima, ma mi avevano detto che ero un profilo troppo alto in quel momento, quindi sono arrivato con un anno di ritardo. Ho conosciuto una città fantastica e passionale, ho avuto la fortuna di giocare in uno stadio molto bello e molto caldo. E soprattutto ho vinto un campionato con il record di punti e di gare senza prendere gol. Senza dimenticare la salvezza e i play-off conquistati quest’anno».
Ha mai ricevuto una proposta per rinnovare il contratto in questi mesi?
«Avevamo già trovato un accordo l’estate scorsa, poi la firma è sempre stata rinviata. Inizialmente a fine mercato, poi a ottobre, quindi a febbraio e poi a fine campionato, ma in questi mesi non ho sentito più nessuno. La mia disponibilità c’è sempre stata e so che il contratto era pronto a settembre».
Nell’ultima partita giocata con la maglia del Cesena era stato determinante parando un rigore a Lapadula contro lo Spezia. Meglio di così non poteva chiudere...
«Giocavamo contro l’attacco più forte della Serie B e contro i centravanti migliori. Dopo alcuni mesi senza partite, a fine primo tempo ho sentito un po’ di stanchezza, perché nel frattempo avevo perso il ritmo partita. Ma è stata una grande soddisfazione e una grande scarica di adrenalina. Dopo quella partita speravo di continuare a giocare, però sono contento che l’ultimo ricordo sia stato quello. Tra l’altro è stata la mia 470esima da professionista in carriera e il mio 20° rigore parato».
Perdere il posto durante l’ultimo campionato l’ha destabilizzata?
«No, anche se non me lo aspettavo, perché la squadra stava facendo bene e io pure. Anche la classifica era buona ed avevamo già affrontato le prime tre della classifica. Purtroppo mi è stata tolta la possibilità di dimostrare ancora di più il mio valore, però ho continuato a lavorare in silenzio».
Qual è il ricordo più bello di questo biennio?
«La partita della promozione contro il Pescara resta inarrivabile. Avevo vinto i play-off con l’Alessandria, un successo più emozionante perché meno atteso, ma il giorno della promozione contro il Pescara è stato indimenticabile. Abbiamo fatto sembrare facile una stagione difficilissima, un anno carico di esami e di partite ravvicinate. Ma aggiungo anche la Supercoppa. Nella partita con la Juve Stabia ho fatto tante parate e alla fine sono servite per alzare il trofeo».
A proposito, qual è stata la parata più difficile che ancora oggi ricorda più volentieri?
«Ne scelgo due. La prima contro il Gubbio al Manuzzi sul tiro da fuori di Desogus. Quest’anno scelgo l’uscita con parata a terra su Abiuso nei minuti finali contro il Modena e naturalmente il rigore parato a Lapadula».
Lei è un ragazzo molto riservato e uno dei pochi calciatori senza social. Come si è trovato in una terra calda come la Romagna?
«Mi sono trovato molto bene e lo stesso può dirlo anche mia moglie. Cesena è una città che vive di calcio e questo è bello, perché per un giocatore diventa uno stimolo in più».
Ora cosa farà?
«Cercherò la soluzione migliore per me. Mi sento nel pieno della mia carriera e della mia maturazione. A novembre compirò 34 anni. Il primo obiettivo è arrivare a 500 partite, poi farne tante altre».
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