Mignani e l’evoluzione del Cesena: ha già aggiunto senza togliere nulla

Il Cesena di Michele Mignani ha ripreso da dove il Cesena di Domenico Toscano aveva terminato. Segnando praticamente sempre (87 gol anno scorso, trovando la rete in 41 partite su 44 e restando a secco solo a Bologna in Coppa Italia, a Ferrara in campionato e con il Rimini in coppa Italia di C, quando però giocò una mista riserve-Primavera) e vincendo spesso e volentieri (33 successi). Giocando con la stessa mentalità di un anno fa, con maturità perfino superiore e con uguale tremendismo offensivo, senza fare differenza tra gare in casa e gare in trasferta.

Tra il Cesena che fu e quello attuale ci sono però numerose differenze. Molte delle quali dovute anche al cambio di categoria e a tutto ciò che questo salto in alto comporta, comprese le maggiori difficoltà che incontrerà la squadra sul proprio cammino. Ciò che balza subito all’occhio è come il Cavalluccio sia cresciuto, come volevano Artico e Mignani, in centimetri e in chili. Curto e Mangraviti in difesa, Ceesay, Calò e Bastoni a centrocampo, in attesa che sia pronto Van Hooijdonk, hanno permesso al Cesena di raggiungere la “quarta dimensione”. Anche in questa direzione sono andate le scelte degli esuberi. Un direttore sportivo è pagato per assumersi responsabilità e per prendere decisioni. Artico, dopo aver parlato con Mignani, ha fatto scelte chiare e decise, senza tergiversare. Sono state in parte impopolari (ma quando si mette mano ad una squadra vincente si finisce sempre per scontentare qualcuno), però ha deciso. Mignani ha chiesto un quarto difensore strutturato, quindi Artico deve trovargli posto in rosa. Per farlo doveva giocoforza mettere sul mercato, oltre a Piacentini, uno tra Ciofi, Pieraccini e Silvestri. Tutti debuttanti, non va dimenticato. La scelta è caduta su Silvestri, probabilmente perché il solo “over 25” dall’alto dei suoi 31 anni: lo status di Silvestri in C è quello di top player, in B nessuno può saperlo non avendo mai giocato. Quindi, scommessa per scommessa, Artico si è tenuto i due più giovani e legati maggiormente al territorio, Ciofi e Pieraccini.

Simili anche le motivazioni che hanno portato a mettere sul mercato De Rose, che in settimana raggiungerà Toscano a Catania. Pluri-campione in Serie C ma con poco vissuto in B (un campionato intero nel 2011-2012, due gironi d’andata nel 2013 e nel 2021) nonostante i 37 anni. Però qui va fatto un distinguo: in rosa il Cesena non ha un centrocampista con il suo furore, il suo agonismo e la sua leadership ed è un vuoto che va colmato. Calò ha geometrie e pulizia di tocco, ma rispetto a De Rose è meno dinamico e ha meno contrasto. Bastoni ha un sinistro, sul corto e sul lungo (fondamentale quando davanti hai gente che corre forte in verticale), che canta e incanta, sa stare in campo, vive la partita senza subirla ma anche lui di contrasto non ne ha tanto. Per questo e per i continui problemi fisici di Saber, Mignani ha chiesto un altro centrocampista.

Nel frattempo, per dare al Cesena quell’equilibrio e quell’ordine che gli hanno permesso di vincere sabato a Verona, Mignani ha sdoppiato Berti: trequartista in fase di possesso, mezzala destra con palla all’avversario. Soluzione che consente al Cesena di difendersi in modo impeccabile con il 5-3-2, di restare solido e compatto come poche altre squadre, di avere una perfetta distribuzione del materiale umano sul campo e di non regalare nulla agli avversari (anzi, così come il Padova anche il Verona nei primi 75 minuti ha fatto una fatica incredibile per raggiungere l’area).

Oltre a questa novità, il Cesena nelle due gare di Coppa ha dato l’idea di essere meno frenetico e più giochista, sempre intenso ma più “controllato”. La dimostrazione è data anche dal numero dei falli commessi a Verona: appena 7 perché i bianconeri sono stati sempre puntuali nel riposizionarsi dopo aver perso palla. Uno dei 7 falli, tra l’altro, è stato quello che ha privato Shpendi di un gol validissimo. Evitando commenti sul var (che accompagnerà tutta la stagione, nato per aiutare ma poi trasformato dall’essere umano in... strumento di tortura), va invece sottolineato come davanti il Cesena sia ripartito dalle sue due grandi certezze: Shpendi e Kargbo. Segnano ma soprattutto fanno vivere gli avversari nel pericolo. Sempre. Perché sanno riconoscere lo spazio in cui attaccare per far male e danno soluzioni al compagno che ha palla. Con Berti a legare il gioco, con gli esterni (che coppia a destra con Adamo e Ceesay) ad accompagnare, con Bastoni a fiondare, il Cesena davanti può fare paura a tutti. In particolare se l’impatto di Van Hooijdonk sarà quello che si attende lo staff bianconero.

Tutto questo senza dimenticare che questo è ancora calcio d’agosto e che l’obiettivo da raggiungere ad ogni costo è la salvezza. Poi se si potrà puntare più in alto, ben venga. Ma ora è meglio non pensarci.

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