Il Cesena, lo stadio bello e sicuro e la comproprietà di Maenza

Un paio di sensazioni sparse dopo un pomeriggio particolare: 1) il Cesena ha allenatore che le gare da battaglia le porta a casa. Per citare una massima di Totò De Falco, Toscano è quel genere di allenatore che non si inventa niente, ma non te la regala mai. 2) Lo stadio di Cesena si conferma un posto bello e sicuro per chi vuole vedersi la partita e basta, mentre stanno aumentando i problemi legati a scontri su appuntamento a chilometri di distanza.

Dopo avere chiuso il 2022 pareggiando una trasferta da vincere a Carrara, ieri il Cesena ha vinto una gara dove era giusto il pari, spostandola a spatassoni, per usare una espressione cara a Renato Lucchi. La nuova seconda della classe viaggia su canoni noti: ha fisico, temperamento, due leader al posto giusto come Prestia e De Rose, un centravanti che segna piuttosto spesso e ora c'è pure il portiere che para. Basta per chiudere al primo posto? La Reggiana suggerisce una risposta: no. La Reggiana ne ha vinte 14 su 21, quindi ogni tre partite ne vince due: una media pazzesca di una squadra che evidentemente riesce a fare il pieno in tanti modi diversi.Il Cesena invece resta più prevedibile ed è andato a 6 minuti più recupero dal rischio di finire a -7 dalla capolista. È una macchina solida e che si vuole bene, ma non è la macchina migliore, non è la Ferrari decantata da un genio come Alessandro Bergonzoni (“ho una Ferrari 355, che io chiamo amichevolmente ‘5 minuti alle 4’ quando sono di buonumore”).

C’è bisogno di altro talento per colorare il cemento di Ciofi, Mercadante, Bianchi e compagnia. L’addetto principale alla pittura doveva essere Chiarello, che per ora è un giocatore a metà: di lui si ricordano mezze partite buone, ma non ancora una partita piena. Chiarello fisicamente e tecnicamente è il negativo di Prestia, un difensore dominante come non si vedeva da anni, il carisma di Beppe Baronchelli innestato nel corpaccione di Maurizio Peccarisi.

Per ora il Cesena vince di impatto fisico e in C è una gran dote, ma ci sono partite che saranno da vincere di impatto tecnico, per esempio gli scontri diretti o le gare bloccatissime contro chi si deve salvare. Un modello per Chiarello? Vincenzo Maenza: un metro e 63 con gli scarpini, talmente basso e talmente rapido da ingannare anche un grande portiere di due metri come Massimo Taibi in un memorabile 1-1 del 1995 in casa del Piacenza di Filippo Inzaghi e Totò De Vitis. E il martedì successivo a quel pareggio, lo storico giornalista di Stadio Ettore Pasini affrontò Edmeo Lugaresi nel seguente modo a Villa Silvia.
“Presidente, bravino quel Maenza”.
“Hai visto Ettore? Quando entra dalla panchina, il ragazzino ci cambia le partite”.
“È in comproprietà vero?”.
“Ma no, è tutto nostro, cosa dici?”
“Impossibile”.
“Come impossibile? Ha fatto il settore giovanile con noi”.
“Deve essere per forza in comproprietà”.
“Perché?”.
“Dai, non può essere così basso, l'unica spiegazione è che non lo avete comprato tutto e l'altra metà non ve l’hanno ancora spedita”.
“Ettore?”.
“Sì?”.
“Va in te casèn valà”.

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