Il Cesena, le certezze in difesa e l’allenatore rimasto giovane

Nei momenti di difficoltà ci si appoggia alle proprie certezze e tra le certezze del Cesena c'è la difesa. Ripararsi sotto la veranda di Prestia è un bel lusso nelle partite un po' così, ma non solo. Nelle ultime due uscite, lo sbattimento in copertura di Berti è stato da ragazzo che vuole diventare un giocatore completo, al pari di un Corazza che ha una storia di attaccante d'area, ma ieri è stato costantemente il primo difensore. Ci ricorda qualcosa un cingolato del genere al primo posto in C?

Il 15 febbraio saranno già dieci anni che ci ha lasciato Corrado Benedetti, esponente di spicco di una certa categoria di allenatori che non pretende di inventare il calcio, ma sa costruire le squadre. Edmeo Lugaresi per lui aveva un debole e in cambio di questo affetto ricevette uno scudetto Berretti e il più recente (per ora) campionato di C vinto con la squadra più forte.

L’anno prima, Corrado e Giampiero Ceccarelli avevano provato invano ad evitare la retrocessione in un finale di stagione burrascoso: in difesa si ballava spesso e non è un modo di dire, visto che il centrale era un virtuoso delle disco come Mauro Bonomi. All’ultima giornata poi (Cesena-Lecce 0-3) il Cesena è già retrocesso e il portiere Valerio Fiori alla palla al centro si piazza sotto la curva Mare beccandosi un tale lancio di frutta e ortaggi che forse l’idea di investire pesantemente su Macfrut è nata da lì, poi nella ripresa esce Hubner sepolto dai fischi: una punizione decisa da Corrado, che nei giorni precedenti si era sfogato al Corriere Romagna. Il titolo dell’intervista (“Mi hanno tradito”) è la parte più leggera di una pagina infuocata e segue un robusto confronto con Massimo Agostini: sul momento se ne dicono parecchie, poi va a finire nel modo classico tra due innamorati degli stessi colori, si mettono a posto e si riparte dalla C1 con Benedetti in panchina, Agostini capitano, poi Gadda, Rivalta, Salvetti, Comandini e così via. Col passare dei mesi, serve un ritocco: Corrado vuole un jolly in più nel mazzo e raduna i giornalisti, con cui ha costruito un rapporto franco e piacevole.
«Ci serve qualcosa in attacco, ma non riesco a convincere il presidente. C’è uno forte davvero, che verrebbe di corsa».
«Chi è?».
«Masitto».
«Ma il Ravenna lo cede?».
«Basta un segnale e Masitto viene subito».
Dal giorno dopo, sui giornali compare magicamente il nome di Masitto, Benedetti cavalca l’onda e un padre putativo come Lugaresi alla fine cede. Masitto arriva ed è subito decisivo in Cesena-Livorno 4-0 e dopo il pari di Lumezzane che vale la B c’è tutta la squadra che canta “Lo stratega ce l’abbiamo noi” dedicato a Benedetti. Era il tributo a chi aveva guidato una corazzata con l’intelligenza di capire che la prima regola era fare in modo che i giocatori si volessero bene.

Lugaresi era davvero affezionato a Corrado e lo chiamava solo per nome: i figli adottivi mica li chiami per cognome. Questo slancio paterno fu alla base di un curioso equivoco giornalistico. Nella stagione successiva in B, Benedetti viene esonerato dopo un paio di mesi, ma all’inizio il successore Cavasin non ingrana e il presidente smoccola al bar di via Marinelli durante il maraffone.
«Am so stof, me arcèm Corrado». (Sono stufo, io richiamo Corrado).

Meditava il contro-esonero del Cava richiamando Benedetti e lo ripeteva avvelenato mentre scagliava le carte sul tavolo. In un altro tavolo del bar c’è anche il corrispondente di un quotidiano sportivo che ascolta a distanza, ma un po’ troppo a distanza e finisce col fare confusione, così il giorno dopo il suo giornale riporta: “Al mercato di gennaio, il Cesena pensa al ritorno in difesa di Massimiliano Corrado, stopper già visto in Romagna nel 1996...”. Un equivoco in stile film di Ficarra e Picone, risolto da un franco chiarimento a Villa Silvia, con parole che è meglio non riportare per rispetto dell’inizio della quaresima. Resta riportabile il finale di Lugaresi («Non si può neanche pensare a un esonero in pace») e si chiuse tutto con una risata. Quindici anni dopo, Corrado era tornato per allenare gli Allievi Regionali del Cesena e gli brillavano gli occhi quando parlava dei suoi ragazzi, anche se la sua sembrava una scelta ben strana: un allenatore che ha vinto la C, premiato a Coverciano con la panchina d’argento, che ad un certo punto torna al settore giovanile e nemmeno nella squadra di punta. Il suo stare in mezzo ai ragazzi era una scelta troppo rock perché la capissimo. Avete presente “My generation” degli Who? Una canzone che ad un certo punto fa: “I hope I die before I get old”, spero di morire prima di invecchiare. Corrado c'è riuscito. Non contento, non ha nemmeno perso la pazienza per tutti noi che ci abbiamo messo dieci anni a capirlo.

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