Il Cesena ha fatto il proprio dovere e ora riapre il cassetto dei sogni

Se Cesena-Palermo fosse una canzone, probabilmente sarebbe “Ciao Ciao” de La Rappresentante di Lista, settima classificata al Festival di Sanremo di tre anni fa. Nel successo contro i rosanero c’erano le mani di Klinsmann, i piedi di Calò, la testa di Prestia e il cuore di una squadra che voleva cancellare le ultime due sconfitte, mentre quell’altra cosa con la “c” è servita sul tiro della vittoria di Saric, corretto dallo sfortunato Magnani e rotolato alle spalle dell’incolpevole Audero. Più o meno lo stesso film visto in Cesena-Salernitana, che il 1° marzo aveva già virtualmente messo in cassaforte una salvezza divenuta aritmetica domenica al fischio finale di Aureliano. Oltre a ricevere il gettone per un altro campionato di Serie B, domenica c’è stata anche la riapertura del sogno play-off, con il 6° posto a due punti, il 7° a uno e con il Bari al proprio fianco.

Pregi e difetti

Nell’analisi post partita, Michele Mignani non ha citato La Rappresentante di Lista, ma una lista l’ha comunque nominata: quella dei pregi e dei difetti rovesciati sul campo dalla sua squadra. Dopo due mesi il Cesena non ha solo ritrovato il successo, ma è anche riuscito finalmente a segnare più di un gol in una partita. La “doppietta” in 90 minuti mancava proprio dal 2-0 rifilato alla Salernitana (Prestia e Antonucci), che era arrivato dopo il blitz di Cremona (Calò e Bastoni). Pure stavolta non sono arrivati gol dai centravanti, anche perché due su tre erano in tribuna per infortunio, ma sono entrati nel tabellino dei marcatori due centrocampisti: Calò e soprattutto Saric, che ha firmato il terzo gol stagionale. Con la Gumina e Russo spesso ai box, l’acquisto del bosniaco è stato indiscutibilmente il migliore effettuato dal Cesena nel mese di gennaio, anche in relazione al fatturato: i suoi gol contro Reggiana, Frosinone e Palermo hanno permesso al Cavalluccio di guadagnare 5 punti in classifica e soprattutto di vincere due gare (Reggiana e Palermo) fondamentali nei rispettivi momenti della stagione. Sottolineati i meriti di un gigantesco Klinsmann e lo spirito della squadra, una menzione speciale la meritano un paio di gregari come Piacentini e Mendicino: il primo, alla terza partita consecutiva da titolare (record stagionale), è stato determinante nel primo tempo con una respinta su Verre e se l’è giocata sempre alla pari con un centravanti formidabile come Pohjanpalo, al quale ha concesso solo un colpo di testa al 59’, mentre il centrocampista classe 2006 è entrato molto bene nel caldo finale con un paio di letture d’alta scuola su Di Francesco e Brunori, respinti con perdite alle porte dell’area. Insieme ai pregi, ci sono anche i difetti. Il più evidente riguarda per l’ennesima volta il gol incassato: il Cesena continua a subire reti sempre nello stesso modo, con cross telefonati letti sempre male dai quarti (o quinti) di centrocampo o comunque da chi deve (o dovrebbe) difendere sul secondo palo. Questo resta l’unico problema che Mignani non è mai riuscito a risolvere e che purtroppo è costato troppi gol e tanti punti.

Serie positiva

Il successo contro il Palermo ha interrotto un periodo grigio e malinconico di 7 gare senza successo, ma anche una mini striscia di due sconfitte consecutive. Era successa la stessa cosa due volte all’andata, quando le vittorie contro Brescia e Cosenza erano arrivate dopo i due passi falsi consecutivi contro Pisa e Sampdoria e contro Frosinone e Bari. I tre ko contro Juve Stabia, Cremonese e Carrarese restano quindi il punto più basso della stagione, che il Cesena non potrà più eguagliare. Contro il Palermo, invece, la squadra di Mignani ha offerto anche un bel segnale in chiave play-off, sempre che la squadra ci arrivi: contro una diretta concorrente, attualmente tra le prime 8 della classe, nel 2025 i bianconeri avevano vinto solo a Cremona mentre in casa erano ancora a secco dopo i pareggi contro Bari, Pisa e Spezia e le sconfitte contro la Juve Stabia e il Sassuolo, alle quali va aggiunto il 4-2 incassato a Catanzaro.

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