Il Cesena ha 20 giorni per darsi una regolata

Lanciarsi in sentenze definitive al termine di un’umidissima serata di fine luglio non è mai una bella idea. Quest’anno, se possibile, lo è ancora meno. Dalla distinta presentata dal Cesena alla palla al centro del Memorial Sirotti, nelle prossime tre settimane scompariranno parecchi nomi, che verranno sostituiti da almeno 7-8 giocatori nuovi, fondamentali per completare una rosa al momento tremendamente incompleta in almeno due reparti (fasce e attacco) e ancora in attesa di ritocchi in tutte le altre zone del campo. Il primo vero test dell’estate, dopo gli allenamenti contro Rappresentativa Alto Savio e Sampierana sui prati di Acquapartita, ha confermato quanto già si sapeva: il Cavalluccio è un cantiere aperto ed è ben lontano da quanto è lecito attendersi non tanto la sera del 17 agosto, quando il Manuzzi riaprirà per il primo turno di Coppa Italia contro il Pisa, ma la settimana successiva per il debutto in campionato.
I nuovi
Il problema del Cesena non sono certo i nuovi acquisti, ma chi ancora non è arrivato alla corte di un Michele Mignani legittimamente preoccupato per non aver potuto sfruttare le due settimane di ritiro (terminato sabato, da mercoledì si torna al lavoro a Villa Silvia) per plasmare la nuova squadra, perché la nuova squadra al momento non c’è. Ci sono “solo” tre new-entry, ridotte a due... e mezzo al Morgagni per colpa di un sovraccarico muscolare che ha confinato l’acciaccato Guidi in tribuna. Giovanni Zaro è talmente alto che, ai suoi lati, un difensore longilineo come Ciofi e un peso massimo come Mangraviti sembrano piccoli. Nel primo tempo ha guidato con precisione e serenità la difesa, concedendo solo un tiro e qualche imbucata al Forlì, mentre nei primi 20 minuti della ripresa ha ballato assieme a tutta la linea, complici i carichi di lavoro che hanno comprensibilmente appannato un difensore che sfiora i 2 metri e che non ha il passo di un centometrista. Discorso abbastanza simile, dal punto di vista aerobico, per Dimitri Bisoli, che nel primo tempo ha guidato il Cesena prima di calare nella ripresa. Ma il figlio d’arte ha già rovesciato sul tavolo tutto il suo campionario: leadership tecnico-tattica, intelligenza, dinamismo, capacità di interpretare al meglio le due fasi e (soprattutto) la predisposizione ad accompagnare sempre l’azione riempiendo l’area avversaria (due colpi di testa e un tiro a lato in 45 minuti). Bisoli reincarna la figura mancante nel centrocampo monocorde di un anno fa e con lui Fusco ha centrato un colpo da applausi. Jalen Blesa, invece, è sembrato a lungo un pesce fuor d’acqua, come è normale che sia per uno straniero alla prima partita vera dopo appena 4 giorni di allenamenti. Ma l’attaccante spagnolo, che da lontano assomiglia a Zirkzee, ha avuto il merito di inventare il gol di Shpendi ed è piaciuto soprattutto nella protezione della palla con spalle alla porta.
Le strategie
Mignani ha proposto un 3-5-2 classico, con il play Calò che usciva altissimo sul dirimpettaio del Forlì (Menarini) in fase di non possesso, e gli interni Berti e Bisoli a muoversi e ad allungarsi come due fisarmoniche, mentre i due braccetti si alzavano a turno su Rinaldini e Gaiola/Scorza, cioè i due intermedi del centrocampo biancorosso. Nel primo tempo dell’amichevole è spesso mancata la spinta sugli esterni: Adamo si è limitato a un paio di incursioni centrali e a qualche cross, mentre il più in difficoltà (dal punto di vista fisico) è sembrato Celia. Se il Cesena vuole elevare la propria qualità e il proprio passo, rispetto a un anno fa, la prima missione di Fusco è inserire velocemente due nuovi quinti di centrocampo con caratteristiche diverse e qualità tecniche e fisiche superiori. In difesa manca una pedina e lo stesso dicasi per la mediana, al netto di una (probabile) partenza di uno tra Calò, corteggiato dal Frosinone, e Bastoni, che si vorrebbe cedere causa ingaggio elevato. Se ne partirà uno, ne arriveranno due, se partiranno entrambi ne serviranno tre. Infine, l’attacco: in settimana arriverà Olivieri, un tipo di punta “alla Kargbo” che manca nel reparto avanzato del Cesena. Con il tesseramento di Blesa, che resta una scommessa, non può assolutamente bastare l’atalantino Diao, classe 2005 e altro debuttante. Per navigare in acque tranquille, davanti è fondamentale prendere una punta pesante, non necessariamente di fisico, ma di pedigree e di caratura, per non ripetere l’errore commesso nel girone di ritorno di un anno fa, quando la batteria di La Gumina e Russo si scaricò subito e tutto il peso dell’attacco tornò sulle spalle di Shpendi.
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