Gerarchie chiare in difesa: la linea di Mignani per il Cesena

La prima richiesta è stata la stessa della scorsa estate: Michele Mignani gradisce innanzitutto chili e centimetri. Ma questo è l’unico vero punto di contatto tra la costruzione della difesa da parte di Fabio Artico e di Filippo Fusco. Nel giro di un anno, infatti, i due direttori sportivi, che si sono avvicendati in cabina di regia, hanno scelto due strategie completamente diverse per alzare il bunker davanti alla porta del Cesena. A cominciare proprio... dalla porta.

Numeri 1

Dodici mesi fa il titolare designato era Matteo Pisseri, uno dei protagonisti della cavalcata da record con Toscano. Fu soprattutto Artico, che aveva portato l’esperto portiere in Romagna l’anno prima dopo averlo già avuto ad Alessandria, a dettare la linea della continuità tra i pali, anche se a Mignani intrigavano parecchio il fisico e la presenza di Jonathan Klinsmann. Se per il direttore sportivo il titolare era uno, per il tecnico non proprio, tanto che alla prima occasione (29 ottobre a Salerno) arrivò il cambio tra i pali: alla consegna delle distinte ufficiali all’Arechi l’allenatore del Cesena venne ferocemente criticato, ma con il senno di poi ebbe ragione e da quel giorno Klinsmann ha saltato solo una gara di campionato, a causa di un leggero infortunio alla mano, contro lo Spezia. Oggi le gerarchie sono chiarissime: salutato Pisseri, a cui non è stato rinnovato il contratto, il titolarissimo resta il figlio d’arte, che ha appena festeggiato la convocazione in nazionale (ieri sera, alle 23 italiane, è partito in panchina contro la Corea del Sud), mentre alle sue spalle è stato promosso Siano, con il baby Fontana nel ruolo di terzo portiere.

Gerarchie

Tornando alla scorsa estate, si può notare una robusta (per rimanere in tema) differenza tra la difesa del 2024 e quella del 2025. La novità non riguarda il numero di acquisti: due (Curto e Mangraviti) con Artico e due (Zaro e Amoran) con Fusco, il quale ha aggiunto anche un jolly come Guidi, utilizzabile eventualmente anche a centrocampo. La vera novità di quest’anno riguarda le gerarchie. Ad oggi ci sono tre titolarissimi, che partono decisamente avanti nelle scelte di Mignani, e tre alternative, che avranno il compito di dare una mano in caso di emergenza. Ciofi, Zaro e Mangraviti non si discutono e, di conseguenza, non si toccano: il primo è diventato capitano ed è un giocatore molto gradito a Mignani, proprio come l’ex modenese Zaro, che il tecnico aveva già allenato in Emilia, mentre Mangraviti è stato l’acquisto migliore del mercato estivo di un anno fa. Alle loro spalle ci sono Piacentini, l’ultimo arrivato Amoran e Guidi. Il primo ha dimostrato di essere un gregario prezioso nel girone di ritorno dello scorso campionato, mentre gli altri due sono al debutto assoluto in Serie B. Un anno fa la situazione era ben diversa e solo due difensori (capitan Prestia e lo stesso Mangraviti, che conosceva meglio di tutti gli altri la B) avevano il posto garantito. Artico aveva puntato tantissimo su Curto, aveva confermato Ciofi, partito inizialmente un gradino sotto, e aveva scelto di dare fiducia a un giovane di proprietà come Pieraccini e allo stesso Piacentini, che nel ritorno ha scavalcato il compagno. Il dualismo Curto-Ciofi è durato un girone, poi è stato il mercato di gennaio a riscrivere le gerarchie, con la cessione del primo e l’investitura a titolare del secondo. Quest’anno, per Mignani, è invece tutto più semplice e definitivo e, dopo le prime tre gare ufficiali, i risultati si vedono, visto che i tiri concessi si contano sulle dita di una mano.

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