Fusco, dal palco alla realtà: il Cesena va rimesso in moto

Intelligente, furbo, loquace ed istrionico. La prima uscita di Filippo Fusco da direttore sportivo del Cesena è stata, anche per la sua gestualità, teatrale. Perché, forte di una laurea in giurisprudenza, quindi abile nel debate, e dotato di un eloquio raffinato, Fusco ha tenuto il palco da consumato attore. E, con intelligenza e furbizia, ha sempre indirizzato il discorso dove più gli interessava arrivare, parlando tantissimo delle cose buone fatte in passato e molto poco di ciò che vorrà fare (o gli sarà permesso di fare) in Romagna. Ecco, la speranza è che da qui in avanti sia in grado di indirizzare non solo le parole ma anche il lavoro nella direzione migliore per il Cesena, che in questa ultima stagione ha raggiunto un traguardo insperato come il 7° posto pur avendo una rosa di giocatori che dava una somma decisamente inferiore rispetto ai punti ottenuti. Una rosa costata però una follia, come confermato dal direttore generale Di Taranto: «Almeno 17 milioni e mezzo di euro solo per il personale», allargando lo sguardo a tutti gli assunti nel club, dalla prima squadra al vivaio. Il numero alla voce uscite, nel bilancio al 30 giugno 2025, si attesterà quindi attorno ai 23 milioni di euro.
Creare plusvalenze
Di Taranto ha chiamato al suo fianco Fusco per creare plusvalenze o comunque per sfruttare l’abilità del dirigente napoletano nel vendere calciatori. Nell’estate di due anni fa alla Spal incassò (tra parte fissa e bonus) 5 milioni e 900mila euro dal Cagliari per Matteo Prati e più di 3 milioni e mezzo dallo Spezia per Salvatore Esposito, mettendo un po’ di ossigeno nei polmoni della società di Tacopina. Però la Spal di Fusco e di Di Taranto fu la squadra del Girone B che (dati ufficiali della Lega Pro) spese più di tutti: 9 milioni e 80mila euro, rispetto ai 6 milioni e 720mila euro del Cesena. In quella stagione i bianconeri centrarono una promozione record da 96 punti, “spendendo” quindi 70mila euro netti per ogni punto. La Spal di punti ne fece poco più della metà del Cesena, 49, “spendendo” a punto 185.306 euro: «Il monte ingaggi era alto - ha risposto, a precisa domanda, Fusco in conferenza stampa - a causa delle zavorre dovute ai contratti fatti in Serie B. Però io ho venduto per 8 milioni (anche 9, ndr) e acquistato per zero (voleva prendere il suo pupillo Siano dal Pontedera, ma non gli fu permesso di spendere 100mila euro e il portiere a quel punto arrivò a Cesena, ndr), riuscendo ad abbassare il monte ingaggi il più possibile. Eravamo convinti di essere competitivi, il problema furono le scorie importanti e pesanti che la Spal si portava dietro dalla retrocessione e che ci frenarono. Però nel girone di ritorno facemmo 2 punti a partita, chiudendo al 2° o al 3° posto». In quest’ultima affermazione c’è però molta enfasi e poca memoria: è sufficiente andare a leggere i risultati del campionato di Serie C 2023-2024 per rendersene conto. La Spal nel girone di ritorno conquistò 30 punti in 18 giornate per una media di 1,66 punti e non ottenne né il 2° né il 3° posto bensì il 7° a pari merito con l’Arezzo e dietro a Cesena, Carrarese, Juve Next Gen, Perugia, Gubbio e Torres.
Lo sguardo al futuro
Fusco ha poi elogiato il gran lavoro fatto, in quella stagione, da Artico e da Toscano e ha proseguito sottolineando (cosa non scontata) come sia sua intenzione proseguire quanto fatto da chi lo ha preceduto. Sul futuro Fusco ha slalomeggiato, ma ci sta: non solo per tenere coperti eventuali obiettivi o per non far deprezzare giocatori che entro fine agosto dovranno fare le valigie, ma perché non ha ancora messo in moto il Cesena. Lo farà in questi giorni, sedendosi a un tavolo con Mignani e ascoltando quelle che saranno le indicazioni del tecnico sulle caratteristiche dei giocatori da cercare in vista della prossima stagione: «Supportare sì, assecondare no», ha sintetizzato, facendo capire come le scelte sui giocatori spetteranno a lui e alla società. E sugli obiettivi è stato realista: «Non va messo il freno all’ambizione, ma la promozione non può essere un obiettivo per noi. La Serie B è difficile e pericolosa». Quindi, prima di tutto si porta a casa la pelle e, una volta al sicuro, ci si lascia trasportare dal sogno. Ora il pane, poi le rose.
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