Crac Ac Cesena: prescrizione per Mancini, Leoni si difende e rivela: "C'era una trattativa con un italo-americano"

Fatture false o semplici pagamenti per prestazioni professionali realmente fornite come consulente ma semplicemente fatturate tardivamente in quanto tardivo era stato il pagamento ricevuto dall’Associazione Calcio Cesena? È il dilemma che è stato al centro dell’udienza del processo nato dal crac del club bianconero storico, che si è tenuta ieri in tribunale a Forlì e per un paio di ore ha visto come protagonista il commercialista Luca Leoni. La novità più significativa, ma più scontata, è stata però un’altra: la sentenza di prescrizione dei reati contestati a Luca Mancini. L’ex direttore generale e vice presidente della società del Cavalluccio esce così penalmente pulito da questo procedimento giudiziario, perché è trascorso troppo tempo da quando accaddero i fatti per i quali è stato imputato.

Leoni e le fatture

Tornando a Leoni, difeso dall’avvocato Alessandro Sintucci, la pm Sara Posa lo ha incalzato, davanti al collegio di magistrati presieduto dalla giudice Ilaria Rosati, con Marco de Leva ed Elisabetta Giorgi giudici a latere. È accusato di aver emesso fatture che secondo la Procura erano false, per un totale di 52.000 euro di imponibile, nei confronti del Cesena Calcio, come compensi per alcune prestazioni lavorative che in realtà non sarebbero mai state fatte. Inoltre, avrebbe commesso una frode fiscale per importi ed elementi passivi fittizi tramite la “Manager Consulting Srl” di San Marino (che sarebbe stata incaricata da Leoni di fare una valutazione delle quote, attività poi contabilizzata ma che, sempre a detta dell’accusa, sarebbe stata fittizia), in questo caso per 15.000 euro. In particolare, sono tre le situazioni finite sotto la lente ieri, su cui il professionista sotto processo e il suo avvocato Sintucci, che ha prodotto tutte le fatture emesse dal suo assistito nel periodo dal 2008 al 2010, hanno ribattuto colpo su colpo. Una delle contestazioni riguarda due fatture per consulenze fornite da Leoni per l’iscrizione al campionato 2012-2013. Furono da lui fatturate nel 2012 e la pm Posa ritiene che siano fasulle, perché aveva cessato due anni prima la propria attività per l’Ac Cesena. Ma Leoni ha ribattuto che l’attività l’aveva realmente svolta e semplicemente aveva fatturato quando era stato pagato con un certo ritardo, come avveniva spesso, visto che le casse bianconere erano già allora in asfissia. Una fatturazione differita che è possibile fare, sulla base di quello che viene definito il “principio di cassa”. Una seconda fattura che l’accusa bolla come falsa risale al 2012, ma Leoni l’ha descritta come il saldo di due acconti precedenti, sottolineando che in un periodo era tutti i giorni in ufficio e svolgeva costantemente attività extra.

Un terzo nodo finito sotto esame è l’emissione di fatture per un lavoro che l’imputato ha spiegato di avere svolto da gennaio a ottobre 2011, su richiesta dell’allora presidente Igor Campedelli, per fare valutazioni delle quote societarie, in vista di una possibile cessione, perché si cercava un finanziatore o un acquirente dell’Ac Cesena. In quel contesto Leoni ha rivelato una trattativa con Joseph Cala, autore di rocamboleschi tentativi di scalata a vari club di calcio (per soli 11 giorni fu anche presidente della Salernitana). A quanto pare, si arrivò addirittura a formalizzare davanti a un notaio una proposta irrevocabile di acquisto di quote per 1 milione da parte di questo imprenditore italo-americano, ma poi sfumò tutto. La prossima udienza del processo è stata fissata per il 10 gennaio e si annuncia caldissima, perché dovrebbero essere ascoltati i due ex presidenti dell’Ac Cesena, Igor Campedelli e Giorgio Lugaresi.

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