Cesena-Carrarese e la Settimana Enigmistica

Riassumendo: c’è una squadra che vuole arrivare prima in campionato e chiude un costoso mercato con 16 acquisti, in larga parte di esperienza, chiaro segnale di volere vincere subito. Per allenarla sceglie un allenatore abituato a vincere con rose mature e rodate per la categoria, tanto che il Berti di turno capisce definitivamente che non è aria e saluta in un modo che resta una ferita per come si intende il calcio a Cesena. Poi arriva la prima giornata di campionato e la suddetta squadra si presenta schierando titolare per scelta tecnica un portiere di 21 anni, alla prima presenza in un campionato professionistico italiano. Boh. Francamente inspiegabile. In ogni ruolo il Cesena ha cercato esperienza e certezze e ora scommette su un portiere debuttante, appesantito per di più da un cognome ingombrante. Certo, davanti hanno giocato due giovani come gli Shpendi, ma qui la scelta aveva una sua piena logica: sono le uniche punte ad avere fatto tutto il ritiro uscendone benissimo e rischiare una scelta davanti ti crea meno danni che rischiare una scelta in porta.

La corsa per vincere è partita con una sconfitta (a proposito, il Modena l’anno scorso ne ha perse 4, la Reggiana addirittura 2). C’è tutto il tempo del mondo ovviamente, ma arrivare primo è un bell’impegno e nella storia recente del Cesena, ci sono riusciti in due: Corrado Benedetti in C (1997-98) e Giuseppe Angelini in D (2018-2019). Benedetti allenava una rosa spaziale, condizione necessaria ma non sufficiente per arrivare primo. Beppe Angelini invece non aveva la rosa più forte, né tantomeno la società più ricca alle spalle e quello che ha fatto aumenta di valore ogni anno che passa. Fuori classifica Pierpaolo Bisoli, che arrivò primo in Prima divisione, ma non era certo un obiettivo dichiarato in estate.
E chi invece non ce l’ha fatta? Marco Tardelli aveva una potenziale fuoriserie per la B, ma quell’impasto di buoni giocatori non divento mai squadra. Qualche anno dopo, all’acerbo Fabrizio Tazzioli venne chiesto di stravincere la C con Taldo, Campolonghi e compagnia ma finì piuttosto male, con l’esonero dopo una sconfitta in casa col Lumezzane ed Edmeo Lugaresi a ribaltare i canoni del calcio, visto che a fine partita si vide un presidente che voleva picchiare gli ultras che lo contestavano.
Ora ci prova Domenico Toscano, alimentato dalla benzina di un mercato oggettivamente eccellente. Avere ottimi giocatori e un allenatore che sa come si vince la C resta un bel punto di partenza, poi c’è sempre l’imponderabile che ti spiazza, perché dai giocatori puoi aspettarti di tutto, come rivelò Eugenio Fascetti a Gian Paolo Ormezzano nel suo ultimo libro “Io c’ero davvero”. Fascetti racconta che in una trasferta della Lazio che allenava a fine anni 80, accanto a lui sul pullman sedeva Ciro Muro, ex Napoli e millesimo esemplare di giocatore etichettato come nuovo Maradona.  “Ciro aveva la Settimana Enigmistica e stava facendo le parole crociate”. Da qui il dibattito sul pullman tra i compagni per le risposte più difficili. Tranne una. “Sei verticale, quattro lettere: questa la so”, disse Ciro orgoglioso. La domanda era: “È Bianca a Washington”. Ciro tolse il tappo alla sua penna Bic e come risposta scrisse: “Neve”.

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