Calcio C, Zebi: "Il Cesena è più vivo e competitivo che mai"

Moreno Zebi, dopo aver raccolto solo un punto nelle ultime due partite, la gara di domani contro il Grosseto pesa di più?

«No, non esageriamo e non facciamoci prendere solo dagli ultimi due risultati. La gara contro il Grosseto è un tassello importante dentro a un percorso che poi ne prevede altre quattro in meno di due settimane».

Il Cesena è reduce da tre partite in otto giorni nelle quali ha conquistato una vittoria, un pareggio e una sconfitta. Qual è il suo bilancio al netto dei punti?

«Questi sono i risultati, ma io preferisco cominciare dalle prestazioni e valutare innanzitutto quelle. Due sono state fatte bene, una un po’ meno e mi riferisco alla partita contro la Lucchese, cioè la gara che mi ha lasciato più rimpianti per una serie di motivi: avevamo segnato per primi, abbiamo regalato un rigore dopo un errore che non commettiamo mai e nel secondo tempo non siamo riusciti ad esprimerci come sappiamo, pur avendo avuto un gol di vantaggio e quindi una situazione favorevole. Nelle altre due gare della settimana abbiamo vinto con merito e concretizzato contro l’Olbia e giocato con coraggio e viso aperto contro il Modena, perdendo solo su un episodio che non c’entra nulla con la partita e la nostra condotta».

A questo proposito, cosa vi ha lasciato il derby?

«Mi ha lasciato la consapevolezza di avere una squadra che ha raggiunto un livello importante, che sa quello che vuole e che sa fare la partita contro qualsiasi avversario. Non siamo riusciti a fare punti anche per merito di un avversario veramente forte e che adesso ha la forza di chi viene da un percorso praticamente perfetto».

Però in 93 minuti il Cesena non ha praticamente mai tirato in porta.

«Significa che abbiamo commesso errori in fase di tiro o di scelta, ma non è vero che non ci abbiamo mai provato, anzi. In tribuna mi sono sentito orgoglioso di essere il direttore sportivo di una squadra che va a Modena, gioca la partita, non fa calcoli e ci prova. Se fosse finita 0-0, vi assicuro che non si sarebbe lamentato neppure il Modena».

Nel 2022, dopo 4 giornate, al di là dei pochi punti conquistati rispetto all’andata, cosa vi è mancato?

«In termini di punti, nelle stesse partite giocate finora, all’andata abbiamo raccolto molto. Ma in termini di prestazioni no, perché a mio avviso il Cesena ha giocato meglio nel ritorno, ad eccezione della gara contro la Viterbese. Il calcio è anche questo. Non c’è una spiegazione logica e precisa. Oggi alcuni giocatori non sono nella forma migliore e lo abbiamo pagato, poi abbiamo pagato qualche infortunio di troppo, ma anche questo fa parte dei momenti e delle stagioni. Io non sono minimamente preoccupato: la squadra è viva, gioca, fa prestazioni, rimane molto competitiva».

Un anno fa nel ritorno il Cesena ha conquistato 13 punti in meno dell’andata. Al netto del Covid e delle pesanti conseguenze, quali sono gli errori da non ripetere?

«Potrei dire vincere qualche partita sporca in più, ma nello specifico non ha molto senso. Noi abbiamo un’identità profonda anche quest’anno, ho sempre visto una squadra che prova a giocare e che prova a costruire. Poi dipende molto dallo stato di forma degli interpreti e da altre variabili che non si possono calcolare, come non si poteva calcolare il focolaio di un anno fa. Quest’anno la sosta ha veramente azzerato tutto, quindi andrei oltre i numeri e il confronto. Solo con la Viterbese non abbiamo giocato una buona partita nei 90 minuti e non siamo stati il Cesena che io conosco, ma per il resto il nostro
dna si è visto sempre».

Il 31 gennaio si è chiuso il mercato. Che voto dà al Cesena?

«Il voto lo darà il campo. Il Cesena ha fatto tutto quello che poteva e doveva fare. Anzi, abbiamo fatto un’operazione che pochissime società hanno avuto la forza o la possibilità di chiudere, cioè acquistare un giocatore di C pagando, un’operazione tutt’altro che banale e scontata a gennaio. Pensiamo di aver inserito giocatori funzionali, che possano alzare il tasso tecnico e l’esperienza della squadra. Poi il voto lo darà il tempo, ma oggi siamo più forti».

Qual è stata la sua strategia durante il mercato?

«Abbiamo deciso di cominciare da Pittarello, cioè da un giocatore che inseguivamo dalla scorsa estate: ci serviva un attaccante così per completare un reparto e il reparto lo abbiamo completato. Calderoni rafforza una zona del campo dove avevamo un solo giocatore, che non aveva saltato praticamente un minuto. Di Allievi capiamo soprattutto ora quanto potrà essere importante, visto che Gonnelli resterà fuori per qualche settimana. Non giocava da tanto, ma in C è un fattore. Quando lo abbiamo preso, i dirigenti del Como mi hanno detto che se in marzo non si fosse fatto male, avrebbero vinto il campionato con 10 punti di vantaggio. In più rimpolpa un reparto dove abbiamo Maddaloni fuori da un anno, Mulè verso il recupero ma non ancora recuperato e appunto Gonnelli con qualche problema. Non ci sentivamo tutelati numericamente e per Allievi e i suoi numeri ne valeva la pena. E poi c’è Frieser, un’opportunità che si è creata e che abbiamo colto, la classica ciliegina sulla torta, in un reparto avanzato dove le rotazioni sono più frequenti e dove c’è un giocatore che ha saltato più della metà delle partite (Zecca, ndr). Abbiamo inserito competenze specifiche per alzare il livello senza snaturare il gruppo, la natura della squadra e le idee dell’allenatore».

Non era possibile acquistare una mezzala di gamba?

«In questo momento io sono concentrato esclusivamente sui miei giocatori. Vogliamo che tutti i nostri interpreti siano al top, a cominciare proprio dai centrocampisti. Auspico un miglioramento della condizione psicofisica di alcuni e dello stato di forma di altri. Arriveremo al top anche lì».

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