Calcio C, Prestia: «Il Cesena ora è completo e ha un anno di conoscenza in più»

Ministro della difesa, muro, leader e ultimamente anche lancia-cori a fine partita. Alle tante etichette riservate quest’anno a Giuseppe Prestia ne manca ancora una: goleador. Dopo 22 giornate, il difensore centrale del Cesena non è ancora riuscito a segnare, pur andando sistematicamente in palla-gol ogni settimana. Anche sabato scorso, ad esempio, il 4-0 di Kargbo è nato da un suo poderoso colpo di testa deviato da Guidi e schizzato tra i piedi dell’attaccante africano. Ma il gol che non arriva è solo un piccolo cruccio dentro a una stagione solida e piena di certezze.
Prestia, contro il Pontedera ha allargato le braccia prima di esultare assieme a Kargbo.
«Io di testa la prendo sempre, ma poi segnano gli altri (sorride, ndr). A me non sta andando benissimo, alla squadra per fortuna sì: 49 gol in 22 giornate di campionato sono davvero tanti».
Nessuno segna così e con questa continuità. Se lo aspettava?
«Sono sincero: sì, me lo aspettavo. Guardando il nostro attacco questi numeri per me non sono una sorpresa. Abbiamo un parco punte con una varietà clamorosa e tantissime soluzioni, tutti potrebbero arrivare in doppia cifra. E levando loro, abbiamo segnato tanto anche con altri giocatori: 8 gol con tre difensori, tante reti con gli esterni e i trequartisti, qualche gol con i centrocampisti. Insomma, nel Cesena di quest’anno segnano davvero tutti».
La sua astinenza (ultimo gol a Lecco nella semifinale playoff di andata) le pesa o non ci pensa proprio?
«Più che pesarmi, un po’ mi stupisce per un motivo: proviamo talmente tanti schemi e talmente tante palle inattive, che il gol sarebbe innanzitutto un premio meritato».
Passiamo al “suo” reparto. Nelle prime 11 giornate avete incassato 11 gol, nelle 11 gare successive soltanto 2 e oggi il Cesena ha la miglior difesa del girone. Cosa è cambiato negli ultimi mesi?
«Nelle prime 11 giornate eravamo troppo sbilanciati, Andrea e Gigi salivano di più e di conseguenza rischiavamo di più, mentre oggi i due braccetti sono più bloccati. Abbiamo lavorato tanto e siamo migliorati».
E alle vostre spalle c’è un portiere molto più affidabile e sicuro di un anno fa.
«Pisseri è il classico portiere che c’è sempre. Ad Alessandria ha portato tanti punti quando abbiamo vinto il campionato. Tiravano poco, ma lui parava. Matteo è un portiere che dà fiducia e tranquillità, quello che ci serviva».
La squadra ha difeso bene anche senza di lei a Ferrara.
«Per me è stato un grande orgoglio osservare dalla tribuna quella partita a livello difensivo. Abbiamo concesso un tiro in area e uno da fuori a una squadra con grandi giocatori come la Spal e vi assicuro che non era facile, perché di fatto in quella partita abbiamo cambiato due caselle e non solo una (con lo spostamento di Silvestri al centro e l’inserimento di Piacentini, ndr)».
In cosa è migliorato il Cesena di quest’anno rispetto alla scorsa stagione?
«Questa squadra lavora meglio durante la settimana, tutti ci alleniamo al massimo, c’è un livello di competizione e di qualità clamoroso: corriamo, ci divertiamo, ci meniamo. Non c’è nessuno che parla e nessuno che resta attardato dietro. Se devo individuare un cambiamento più tecnico, invece, dico la varietà dei calciatori. Oggi il Cesena è più completo e ha tutte le caratteristiche per mettere in difficoltà gli avversari: qualità, quantità, fisicità, tecnica, uno contro uno. Per dire, uno come Kargbo non c’era. Ma non c’era neppure uno come Varone a centrocampo o un esterno forte come Donnarumma. In più, chi c’era è migliorato, come Adamo. Altro aspetto da non sottovalutare, oggi abbiamo un anno in più di conoscenza sulle nostre spalle. Chi ha vinto ultimamente, ha vinto così: migliorando la prima stagione, senza stravolgere».
L’intesa con Silvestri è (anche) una questione di famiglia, con Ciofi ha giocato un anno e mezzo. In Pieraccini, invece, cosa ha trovato di diverso?
«Simone è una spugna, un ragazzo sicuro, con una grande capacità di ascoltare e di apprendere. Toscano anno scorso ci diceva: “Occhio che questo vi toglie il posto”. Ha una dote determinante per un difensore: non si fa spostare dagli eventi durante la gara. Se gli cade un divano addosso, resta lì e ricomincia a giocare come se non fosse successo nulla».
Da fuori non sembra, ma c’è un attaccante che l’ha messa in difficoltà quest’anno?
«Diciamo che ad Olbia non stavo benissimo, quindi contro Ragatzu e Nanni è stata dura».
Domenica c’è Spagnoli, che un anno fa vi ha messo in difficoltà.
«Per me è un ottimo attaccante, lo scorso anno ci mise in grande difficoltà entrando dalla panchina, mentre all’andata segnò il gol-vittoria. Forse è l’attaccante più completo che abbiamo affrontato, un bell’osso duro».
Qualche settimane fa ha prolungato il contratto fino al 2026. Cosa significa questa firma?
«Per me è una grande soddisfazione. Cesena non la racconto io, parlano i libri di storia. Però io posso parlare a nome della mia famiglia e dire cosa significhi vivere qua. Un mese fa sono stato in tv e ho detto che mi piacerebbe chiudere la carriera a Cesena, per poi tornare ad abitare in Abruzzo, la terra di mia moglie. Quando sono tornato a casa, lei mi ha subito fermato: “Amore, ma sei sicuro? Sai che potremmo restare a Cesena anche quando smetterai di giocare?”. Non glielo avevo mai sentito dire».
Anche i suoi figli si sono inseriti perfettamente.
«Stefano gioca negli Under 9 del Cesena, Mattia nell’Accademia, mentre Nicolò deve compiere 3 anni il 2 febbraio. Loro si sentono a casa, vogliono restare qua a lungo. Il grande mi dice sempre che vorrebbe almeno finire le Elementari a Cesena, perché si sente a casa».
Torniamo al campo e all’attualità. Dove e quando si deciderà il campionato?
«Adesso, tra gennaio e febbraio. Perché ci sono partite che potrebbero fare la differenza, come l’incrocio di domenica prossima. Non ci giochiamo tutto, ma una bella fetta di Serie B credo proprio di sì».