Calcio C, Pierini: "Voglio un gol decisivo per il Cesena"

Quando una chiacchierata ti cambia la vita o, più precisamente, ti svolta la stagione. Martedì 16 novembre 2021, quartier generale di Villa Silvia. Due giorni prima il Cesena è uscito a testa altissima dallo scontro al vertice sul campo della Reggiana e all’orizzonte c’è una buccia di banana chiamata Fermana. Prima di cominciare l’allenamento che inaugura la nuova settimana, William Viali convoca Nicholas Pierini e gli dice più o meno questo: «Piero, domenica tocca a te. Preparati». Sei parole molto semplici che evidentemente hanno lasciato il segno. Perché, dopo aver giocato appena 70 minuti nelle quattro gare precedenti, dalla Fermana al Gubbio il numero 10 del Cesena diventa titolare inamovibile segnando 3 gol in 6 partite. «Quella chiacchierata – ricorda Pierini – per me è stata la svolta. Il mister ha toccato le corde giuste, mi ha pungolato e da quel giorno è cambiato tutto».

Pierini, nell’ultimo mese prima della sosta ha trovato i gol (3) e la continuità (6 gare consecutive da titolare). Qual è il prossimo obiettivo?

«Il prossimo obiettivo è continuare a giocare così tanto e soprattutto segnare finalmente un gol decisivo. Non sono stato molto fortunato: i miei tre gol contro Entella, Carrarese e Gubbio hanno portato solo un punto. Nel 2022 vorrei cominciare a segnare anche qualche gol-vittoria».

Dopo una partenza difficile, si è sbloccato. Cosa è cambiato a livello personale?

«Per me non è cambiato molto, nel senso che mi impegnavo e lavoravo duramente anche prima. Ma nei primi mesi non ero in condizione e sentivo meno fiducia. Ho parlato tanto con Viali, lo ringrazio perché mi ha aiutato a ritrovare me stesso pungolandomi con le parole giuste e soprattutto dandomi fiducia anche dopo una serie di partite saltate e non giocate da protagonista. Io gli ho spiegato che, nella mia breve carriera, ho sempre fatto bene ogni volta che trovavo continuità e lui ha capito. Per me quel martedì dopo la Reggiana è stato decisivo».

Lei si è sempre definito un ragazzo sensibile. In che senso?

«Nel senso che da calciatore soffro e rosico come un cane quando non gioco. Nelle prime partite di quest’anno non ero io, anche perché sono arrivato tardi e non stavo bene. La partenza è stata traballante e il non trovare continuità, anche durante la partita, mi danneggiava. Nel martedì dopo la Reggiana, due giorni dopo un derby che aspettavo con fiducia e nel quale non ero neppure sceso in campo, il mister mi ha preso da parte e mi ha detto: “Piero, tu domenica giochi titolare. Preparati già, non voglio storie”. Contro la Fermana ho preso un palo e sfiorato due volte il gol nel secondo tempo, poi è arrivata la rete a Chiavari e questo bel mese di dicembre soprattutto a livello personale».

Come si trova a Cesena?

«Benissimo. Ho la fortuna di giocare in una squadra propositiva, che propone un calcio non da serie C. A me non piacciono le squadre che calciano la palla avanti e improvvisano, provando solo a rincorrerla. Ricordo il derby di un anno fa al Braglia, quando ero a Modena: per 90 minuti non abbiamo visto palla, poi abbiamo sfruttato un rimpallo e vinto al 92’…».

Spesso si dice che “un giocatore con le qualità di Pierini non dovrebbe essere in C”. Quando lei sente queste parole, cosa pensa?

«Le considero un complimento ma anche una critica, magari anche giusta. Sono consapevole di aver fatto errori, ma non sono stato neppure fortunato in questi anni. Però posso dire una cosa: nelle due squadre dove ho trovato continuità, cioè Spezia in B nel girone d’andata del 2018 e Modena un anno fa, nel girone di ritorno, ho segnato tanto e distribuito assist. Ora sto provando a ripetermi a Cesena. Sia chiaro: mi prendo le mie colpe, però adesso voglio godermi questa squadra e il Manuzzi».

Lei spesso cerca la giocata più difficile in campo, prendendosi il rischio di sbagliare. A volte non pensa di esagerare?

«Se vuoi fare il salto di qualità, non puoi limitarti a fare il compitino, soprattutto in C. Io a volte cerco l’imbucata più difficile perché so che se riesce, poi è più facile segnare. Mi viene naturale cercare questo, non so fare le giocate banali. Se non rischi, nel mio ruolo non vai da nessuna parte».

Quanto l’ha aiutata, nel corso di questi anni, suo padre?

«Lui era un altro tipo di giocatore, giocava in un altro ruolo, aveva un altro fisico. Mi critica sempre, ma da ex difensore spesso sottolinea le cose che soffriva di più sul campo, per darmi qualche consiglio».

Il Cesena ha chiuso l’andata a quota 39 punti. Secondo lei è possibile migliorare una cifra così?

«Io dico che è difficile ma non è impossibile. Il girone di ritorno è più complicato, molte squadre cominciano a fare calcoli, soprattutto quelle che stanno più in basso. Ci studiano, chiuderanno più spazi. Dovremo trovare anche altre soluzioni, senza snaturarci».

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