Calcio C, Pierini: "Cesena vittima della paura ai play-off"

Nella valigia per Cordoba, la città che aveva già conosciuto da piccolo (papà Alessandro ci chiuse la carriera da calciatore) e dove trascorrerà le vacanze, Nicholas Pierini non ha naturalmente messo il dvd di Cesena-Monopoli, che invece aveva consumato fino a pochi giorni fa: «Sì, lo ammetto - confessa il numero 10 del Cesena - mi sono riguardato la partita più volte, perché non riuscivo a digerirla e soprattutto perché volevo capire cosa avremmo potuto fare meglio. Rivedendola, la risposta è molto semplice: non dovevamo avere paura».

Pierini, ormai sono passate tre settimane. Quanto le brucia ancora quella maledetta partita?

«Tantissimo, è stata una serata allucinante, nella quale siamo stati presi a pallonate per 45 minuti e, nonostante questo, ci siamo fatti due gol da soli, perché il Monopoli prima e dopo non ha mai tirato in porta. Ci siamo fatti male da soli e soprattutto siamo stati vittime della nostra paura».

Per lei i play-off continuano a essere stregati.

«E’ la terza volta che li gioco, tra B e C, ed è la terza volta che vado fuori subito. Evidentemente porto sfortuna io o portano sfortuna i play-off a me. Con lo Spezia sono stato eliminato dal Cittadella, a Modena un anno fa dall’Albinoleffe dopo aver vinto con un gol di scarto la partita di andata in trasferta, ma quella con il Monopoli è l’eliminazione che fa più male, perché lo stadio era pieno e perché abbiamo deluso 9.000 tifosi. A Modena lo stadio era chiuso, io ero arrivato a gennaio e non sentivo mia la squadra come invece la sentivo quest’anno. Dopo l’andata e pensando a come abbiamo giocato, ero sicuro che avremmo superato il Monopoli e che saremmo arrivati molto in alto».

Il suo rendimento e i suoi numeri restano la cosa migliore della stagione. Si aspettava di segnare 14 gol in un anno?

«A un certo punto pensavo di poter arrivare a 20, se devo essere sincero. Se avessi giocato anche i primi due mesi e soprattutto se fossi arrivato a Cesena già in condizione, ce l’avrei fatta, perché da novembre il mio rendimento è completamente cambiato».

Per quale motivo?

«E’ stato il primo anno nel quale un allenatore mi ha dato fiducia non per una partita, ma per una stagione. Viali mi ha tranquillizzato, mi ha sempre appoggiato, ha sempre creduto in me. Io spero che sia stata la stagione della svolta, di sicuro è stata la stagione che cercavo, perché non avevo mai trovato questa continuità, che mi ha garantito tranquillità e spensieratezza».

Cosa le ha insegnato questo campionato a livello personale?

«Ho capito che i momenti difficili ci sono sempre, ma che per superarli non bisogna mai mollare, perché prima o poi il lavoro paga. Fino allo scorso anno non ci credevo, da quest’anno sì».

Quale sceglie come gol-simbolo della sua stagione?

«Come importanza dico il 2-0 di Monopoli, quando abbiamo spaccato la partita a metà, anche se purtroppo è andata male. Come bellezza, a livello squisitamente estetico, dico il 3-0 di Ancona. Il gol più difficile, invece, l’ho segnato a Gubbio sul filtrante di Ciofi: non era facile controllare il pallone, difenderlo in mezzo a due difensore e superare il portiere in uscita bassa».

Lei è il calciatore del Cesena con il contratto più lungo (2025) e su Instagram ha scritto “Un abbraccio, a presto”. Sta già pensando alla prossima stagione?

«Mi aspetto di conoscere personalmente direttore e allenatore quando tornerò a Cesena. Io non mi sono neanche posto il problema, perché a Cesena sono stato benissimo, ma adesso non ha senso parlare del futuro».

Con l’arrivo di Toscano cambierebbero drasticamente il modo di giocare e anche il modulo.

«Ho fatto tutti i ruoli possibili in carriera e in fondo, con Viali, utilizzavamo due o tre moduli in uno. Si variava in base alla partita o agli avversari, quindi non è affatto un problema».

Pensando alla prossima stagione ma anche a quella conclusa tre settimane fa, quale sarà un errore da non ripetere?

«Se vogliamo arrivare primi, dovremo imporre il nostro gioco anche contro le squadre piccole o sui campi brutti. E’ quello che non si deve sbagliare per fare un ulteriore salto di qualità».

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