«La mia Imolese? Non esiste praticamente più», disse prima della partita dell’andata. La sua Imolese, in effetti, esiste ancora solo nei libri di storia rossoblù, dove per ora nessuno sembra minimamente in grado di poterla scalzare dalla meritata copertina. L’Imolese di Saber Hraiech è stata per distacco la migliore Imolese in oltre un secolo di vita e non solo perché arrivò a un passo dal leggendario salto in Serie B, ma anche e soprattutto per la qualità e la compattezza di quella rosa, perfettamente assortita e affidata alle sapienti mani di Alessio Dionisi, un allenatore che oggi fa la differenza anche in Serie A. Domani pomeriggio Saber torna al Galli, uno stadio che nella stagione di grazia 2018-2019 ha infiammato con lo stesso spirito e la stessa fame con cui ha conquistato l’Orogel Stadium-Manuzzi quest’anno.
Squadrone
La versione 2018-2019 è diventata il Dream Team della storia dell’Imolese. Davanti a Rossi, unico superstite di quel gruppo (assieme al centrocampista Bensaja, tornato quest’anno in riva al Santerno), c’erano l’ex bianconero Garattoni, i rocciosi centrali Checchi e Carini e il terzino sinistro Fiore, ma il bello veniva dalla cintola in su. Cerniera centrale con Saber, Carraro e Gargiulo, Mosti sulla trequarti, il tandem Lanini-De Marchi davanti, con Belcastro prima riserva. Una squadra praticamente perfetta, che esaltò e venne esaltata (anche) dalle inesauribili batterie in dotazione al centrocampista di Mazara del Vallo, in campo 31 volte in campionato e 3 volte nei play-off per un totale di 34 presenze e 2 gol, il primo realizzato di testa contro il Teramo di Giacomo Zecca e il secondo contro la Triestina dell’ex bianconero Demetrio Steffè, poi finalista play-off contro il Pisa. “Retrocesso” a Imola dopo aver assaggiato la B a Carpi nell’anno precedente, Saber diventò presto uno dei cardini di quel gruppo che funzionava perfettamente non solo dentro al campo, ma anche fuori. Le memorie storiche del club rossoblù ricordano ancora la grande passione di Saber per le carte: la briscola in cinque, con Lanini, Mosti, Boccardi e Carraro era un appuntamento fisso durante la settimana o nei ritiri pre-partita, con il difensore Boccardi che negli anni successivi avrebbe confessato di essersi “coalizzato” proprio con Saber per mettere in difficoltà il miglior giocatore del gruppo, Carraro. Quattro anni fa il centrocampista del Cavalluccio non aveva la patente e al campo arrivava sempre con Lanini, suo compagno di stanza in ritiro, al quale oggi contende la promozione in B. Il presidente Spagnoli definì Saber un “giocatore di strada”, di quelli di una volta, con passione, generosità e voglia uniche. Saber lasciò il segno in campo ma anche al barbecue, quando al Bacchilega venivano organizzate le mangiate di carne brasiliana.
Sfatare un tabù
La definizione di Spagnoli, che nel frattempo ha salutato e venduto l’Imolese, è estremamente attuale anche oggi: passione, generosità, voglia, spirito e intensità sono le doti migliori con le quali Saber si è fatto immediatamente apprezzare dall’esigente pubblico di Cesena. L’italo-tunisino è entrato velocemente negli ingranaggi di Toscano, che gli ha cucito addosso due ruoli diversi: mediano o (molto più spesso) trequartista a tutto campo, di lotta e di governo, nonché primo addetto al pressing asfissiante sulle fonti di gioco avversarie. Saber è arrivato a Cesena dopo una stagione al Carpi e un biennio al Padova. Ma soprattutto è tornato in Romagna per prendersi ciò che gli è sempre sfuggito sul più bello da Imola in poi: la Serie B. Dall’esperienza in rossoblù a oggi il numero 8 del Cesena è sempre stato eliminato ai play-off: in semifinale con la maglia dell’Imolese dal Piacenza, nei quarti con la maglia del Carpi dal Novara e due volte in finale, con la maglia del Padova, da Alessandria e Palermo nelle ultime due stagioni. Ma anche prima di Imola, con il Piacenza, andò ugualmente male: fuori agli ottavi contro il Parma. Anche e soprattutto per questo motivo preferirebbe chiudere la stagione il 23 aprile e il derby di Imola di domani, che precede il big-match con la Reggiana, vale molto più di un semplice ed emozionante amarcord.