Calcio C, Il sogno, l’obiettivo e l’obbligo: il Cesena e un futuro ancora da scrivere

Il sogno, l’obiettivo e l’obbligo. A sei giornate dalla fine, il futuro del Cesena (e delle sue rivali) è ancora tutto da scrivere anche a causa dell’andamento schizofrenico di questa stagione e dei continui saliscendi che hanno accompagnato le tre grandi favorite della vigilia. Guardando la classifica, ma anche il calendario e il regolamento della postseason, gli uomini di Mimmo Toscano hanno appunto un sogno, molto difficile da realizzare ma non ancora impossibile, un obiettivo più realistico da raggiungere, tornato improvvisamente alla portata, e infine un obbligo, che al momento non sembra essere in discussione.

Il sogno

Un mese fa, dopo la sconfitta contro la Reggiana, il campionato sembrava davvero finito, con il Cesena scivolato a -7 dalla capolista. Sembrava finito soprattutto per un motivo: il passo disumano che stava tenendo la squadra di Diana. Che sorprendentemente si è invece piantata nelle quattro gare successive, ottenendo solo una vittoria e 5 punti, il peggior bottino delle “magnifiche tre”. Una grossa mano alla Regia è arrivata mercoledì sera proprio dal Cesena, che ha permesso agli emiliani di guadagnare un punto sul secondo posto ma anche di perderne due sul Cavalluccio. La Reggiana resta la favorita numero 1 per la vittoria essenzialmente per due motivi: è davanti con un vantaggio ancora discreto e ha il calendario migliore. I granata saranno gli unici a giocare 4 volte su 6 in casa, non avranno più scontri diretti e sfideranno cinque squadre (Torres, Recanatese, Fermana, Olbia e Imolese) che puntano alla salvezza o che (vedi le marchigiane) potrebbero già essere al sicuro. Per il Cesena c’è invece da superare ancora l’ostacolo Ancona in trasferta (ma il finale è più morbido), mentre l’Entella ha ancora Pontedera, Lucchese e Siena, cioè tre squadre da playoff. Questo è il menù, ma attenzione all’imponderabilità del momento e soprattutto alla condizione psico-fisica, che per ora ha pesato parecchio. Postilla finale: da mercoledì il Cesena è davanti nella classifica avulsa a tre, quindi in caso di arrivo a pari punti con emiliani e liguri è in B.

L’obiettivo

Il successo ottenuto contro l’Entella ha permesso al Cesena di guadagnare due punti sul primo posto ma soprattutto di riaprire completamente la corsa al secondo gradino del podio, una posizione che garantisce la possibilità di entrare (da testa di serie) direttamente ai quarti di finale dei playoff. Se il Cavalluccio riuscirà a conquistare 2 punti in più dei liguri nelle ultime sei giornate sarà matematicamente secondo, grazie al vantaggio ottenuto mercoledì nello scontro diretto. Anche confrontando i calendari, è verosimilmente questo l’obiettivo più alla portata del Cesena. Giocare due partite in meno nella giungla dei play-off non sarebbe affatto una cattiva idea.

L’obbligo

Alla palla al centro del turno infrasettimanale la Romagna bianconera aveva 7 punti di vantaggio sull’Ancona e il menù di mercoledì sera (Cesena-Entella e Imolese-Ancona) non invitava certo all’ottimismo, considerando che proprio lunedì Ciofi e compagni scenderanno al Del Conero. E invece il Cesena ha vinto, l’Ancona ha perso all’ultimo secondo e i punti di distacco sono diventati 10 (anche sulla Carrarese, al momento quarta assieme ai dorici in attesa dello scontro diretto in terra apuana). Chiudere quantomeno al terzo posto è l’obbligo (la quarta partirà dal secondo turno della fase playoff a eliminazione diretta) e ancora meglio sarebbe farlo come migliore terza dei tre gironi, un vantaggio che consente di essere testa di serie non solo negli ottavi (naturalmente da giocare e da superare) ma anche negli eventuali quarti, dove si eviterà di giocare contro una seconda e si supererà il turno anche con due pareggi. Al momento il Cesena è la migliore terza e anche di parecchio. Nel Girone A la terza in classifica è il Pordenone, che a quota 55 ha 8 punti in meno del Cavalluccio, mentre nel Girone C la differenza è ancora più clamorosa: le due terze (Foggia e Pescara) hanno 52 punti, ben 11 in meno degli uomini di Toscano.

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