Calcio C, Cesena: arriva la Juve Next Gen, ma anche il Cavalluccio ha avuto una squadra B

Ventisette paganti, di cui cinque ospiti, sono gli spettatori fatti registrare nell’ultima gara “interna” (in esilio ad Alessandria) della Juventus Next Gen contro l’Arezzo. Reintrodotte nel 2018, e spacciate come strumento di promozione del calcio giovanile nazionale, in realtà le seconde squadre non hanno fin qui riscosso alcun interesse. E se non per le due società coinvolte (la Juventus è al 5° campionato e finora ha vinto una Coppa Italia Serie C nel 2020 proprio a Cesena e l’Atalanta, che è al debutto in questa stagione), non si vede quali vantaggi possano portare ad una Lega Pro che cerca un po’ ovunque visibilità.
Avversari “secondari”
Eppure le seconde squadre non sono una novità del calcio italiano, anzi un tempo erano assai diffuse. Lo stesso Cesena, non solo le ha già affrontate come avversarie, ma per ben sette campionati ne ha schierata una. Contro una cosiddetta squadra “B” avvenne il debutto ufficiale assoluto dei bianconeri. Il neonato Cesena nel 1940, partito dalla 1ª Divisione, si trovò subito di fronte il Rimini B, la cui prima squadra militava in Serie C. In quella stessa stagione il Cavalluccio affrontò pure le seconde squadre di Ravenna, Forlì e Imolese. Il bilancio di questi 8 incontri, tra andata e ritorno, fu nettamente favorevole al Cesena con sette successi, a partire dall’8-1 rifilato al Rimini B, e un’unica sconfitta con il Forlì B (4-3). L’immediata promozione nella categoria superiore (Serie C) consentì al Cesena di affrontare le sorelle romagnole di pari rango. Ancor prima, rievocando i pionieristici Anni ’30 della Us Renato Serra, i cesenati avevano incrociato le formazioni “B” dei più quotati Bologna, Modena, Spal, Reggiana e Parma. E, come una formazione di cadetti (Rimini), aveva tenuto a battesimo l’Ac Cesena, contro una seconda squadra (Modena) la Renato Serra si era congedata, prima di cessare l’attività nel 1936.
Il Cesena B
Salito di categoria anche il Cesena allestì una formazione “minore” per dare spazio ai giovani e alle “riserve”, considerato che all’epoca potevano essere utilizzati solo 11 giocatori non essendo consentite le sostituzioni. Nel dettaglio, con il Cesena in Serie C nelle stagioni 1941-’42, 1942-’43 e 1945-’46 la seconda squadra bianconera partecipò al sottostante campionato regionale di 1ª Divisione, mentre nel 1948-’49 e 1950-’51 a quello di 2ª Divisione. Anche dopo la retrocessione in Promozione, il Cesena mantenne la formazione “B” in 2ª Divisione nel 1952-’53 e nel 1954-’55. All’interno dello stesso campionato venivano stilate due classifiche separate, quella delle squadre “pure” (valevoli per determinare promozioni e retrocessioni) e quella delle squadre “riserve” (fuori classifica). A Cesena il campo era sempre quello dell’Ippodromo e spesso, in caso di concomitanza di calendario, la gara della squadra “B” era disputata come prologo di quella della formazione maggiore.
Erano anni di guerra o dopoguerra, difficili e tumultuosi, e i campionati di calcio minori ne risentivano. Ad esempio nel 1941-’42 i cadetti bianconeri si ritirarono alla fine del girone di andata. In altre stagioni persero alcune gare a tavolino per non essersi presentati o essere arrivati in ritardo. Contro la Sammaurese nel 1945-’46 l’incontro fu sospeso per invasione da parte di un dirigente del Cavalluccio che pure sul campo stava conducendo per 1-0. Insomma, non particolarmente gloriosa fu la storia del Cesena B.