«Otto anni fa ero il responsabile del settore giovanile del Cagliari. Un giorno mi chiamarono i dirigenti dell’Olbia, con cui avevamo un rapporto di collaborazione, per chiedermi un consiglio sull’allenatore da prendere. Io diedi un suggerimento: Michele Mignani». Dal suo ufficio di Coverciano, dove oggi è docente ai corsi centrali per allenatori, Mario Beretta risponde al telefono e ricorda volentieri ciò che accadde nel gennaio 2016, quando appunto l’ex allenatore del Cesena lavorava in Sardegna. «Michele è stato un mio collaboratore prima a Siena e poi a Latina, l’ho visto formarsi e soprattutto crescere al mio fianco, e sono contento di aver fatto il suo nome quel giorno. Così come sono contentissimo di sapere che l’anno prossimo allenerà il Cesena, il posto ideale per lui».
Beretta dà un assist a Mignani: «Cesena è il posto ideale per lui»
Beretta, che tecnico è Mignani?
«Io comincio dall’uomo, poi passiamo all’allenatore. Il Cesena ha scelto una bravissima persona. Michele è serio, onesto, misurato e molto educato, è un uomo con grandi valori. Poi viene l’allenatore. Io l’ho visto crescere e oggi posso definirlo un ottimo mister, perché ha un bagaglio completo. Ha lavorato nelle giovanili, in Serie D, in C e poi in B, dove è andato a pochi secondi dalla Serie A. In queste esperienze non ha mai speculato, ma ha sempre cercato il risultato attraverso il gioco e un’identità ben precisa. Questo è il biglietto da visita con cui arriva a Cesena».
Lei è d’accordo con chi lo definisce un allenatore pragmatico e concreto?
«Dipende da cosa intendiamo esattamente per pragmatico. Michele non è solo pratica ma anche teoria. Sa essere concreto, ma non è un tecnico che improvvisa, né tantomeno un allenatore integralista, perché sa sempre adattarsi. A Palermo ha giocato con la difesa a tre, a Bari giocava a quattro. La flessibilità per me è la parola chiave ed è una parola che lo rappresenta. Infine, nel suo percorso ha sempre avuto ottimi rapporti con i calciatori. Conosce le dinamiche e sa quanto sia importante il rapporto».
Cosa può dare al Cesena e come può trovarsi in una piazza che lei ha conosciuto 12 anni fa?
«Come puoi trovarti male a Cesena? Per me si troverà benissimo. Anche le esperienze che ha fatto in precedenza sono state forti, in piazze con un forte senso di appartenenza. Cito Bari e Palermo, ma anche Modena e a Siena, dove Michele abita e dove è stato capitano. Molte di queste realtà assomigliano a Cesena. Potrà cavalcare il senso di appartenenza della vostra tifoseria, che aveva 10.000 spettatori allo stadio anche in D. Il Manuzzi è sempre un valore aggiunto per la squadra, la passione è fondamentale. Saprà trascinare e farsi trascinare, pur essendo una persona molto equilibrata. Poi tutto ruota attorno al risultato, ma l’entusiasmo della promozione è la prima arma da utilizzare e lui la userà».
In carriera avete vissuto due esperienze insieme, prima a Siena e poi a Latina.
«Ci eravamo affrontati da avversari, lui giocatore e io allenatore. Lui usciva dal settore giovanile del Siena, il presidente Mezzaroma decise di allargare il mio staff e così entrò proprio Michele come collaboratore mio e di Canzi. Quando andai a Latina, scelsi di portare anche lui, che poi rimase con Breda dopo il mio esonero. Da quel momento ha imparato a camminare da solo. Quando andò a Olbia, io ero a Cagliari e feci il suo nome perché non avevo alcun dubbio sulle qualità di Michele. Che infatti vinse i playoff e l’Olbia andò in C».
Successivamente ha seguito il percorso di Mignani?
«Certo, anche se da lontano, guardando partite e risultati. Ha scelto un ottimo vice come Vergassola, un’altra garanzia proprio come Michele, e ha un prof come Giorgio D’Urbano, che è stato mio preparatore atletico a Siena in due anni diversi e a Latina. Già comporre uno staff di qualità è sinonimo di capacità e intelligenza».
Che effetto le fa rivedere il Cesena in B?
«Dopo sei anni di purgatorio è bellissimo. Io a Cesena mi sono trovato bene e ho un ricordo fantastico. Mi sarei fermato volentieri anche l’anno dopo in B, perché a Cesena si sta troppo bene. E ve lo dice uno che a Cesena è retrocesso...».
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