Calcio D, Lepri: “Quando Riccione chiama, bisogna sempre rispondere presente”

Calcio

Omar Lepri, bentornato.

«Grazie, ma in realtà non me ne sono mai andato visto che io qui vivo e lavoro».

Lei è il nuovo club manager dello United. Che compiti avrà?

«Sarò l’interfaccia tra la società e lo staff tecnico».

Quindi agirà a stretto contatto con l’allenatore?

«Esattamente».

Non si era preso un anno sabbatico rinunciando a diverse panchine del campionato sammarinese?

«Fino a pochi giorni fa era così. Lo avevo deciso ad inizio anno nel momento in cui mi sono reso conto che conciliare lavoro e calcio, almeno come intendo farlo io, ossia con il massimo impegno e la massima dedizione, era diventato ormai impossibile. E così, a malincuore, mi ero preso un anno di stop».

Poi cosa è successo?

«È successo che mi ha chiamato il presidente Cassese invitandomi a fare due chiacchiere. Mi ha spiegato il suo progetto e cosa aveva in mente per me. A quel punto non potevo sottrarmi, se il Riccione chiama, io non posso che rispondere presente».

È molto legato a questa realtà?

«Legatissimo. Io qui sono nato e sono cresciuto. Ho iniziato a giocare che non avevo neppure 6 anni. Con questa maglia ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile. Nel 1994 abbiamo vinto anche lo scudetto con la Juniores. Poi a 17 anni sono andato a Cesena e da lì l’indimenticabile Italo Castellani mi ha venduto al Bari, in serie B. Sono stato in giro per tanti anni, vestendo anche la maglia della Nazionale giovanile. Poi però il richiamo di casa è stato grande e quando il Santarcangelo mi ha chiamato in serie D ho capito che era arrivata l’ora di tornare nella mia Romagna. Quindi nel 2007 Ivano Batani mi ha riportato in via Forlimpopoli e sono stato il capitano del Riccione fino al 2012. Per poi tornarci quando Giorgio Grassi era a Rimini, prima come allenatore e poi come direttore sportivo. E adesso come club manager».

Ha parlato di Cassese che impressione le ha fatto?

«Mi ha colpito fin da subito la sua grande passione ed entusiasmo. So che qualcuno storce il naso perché viene da fuori, ma a queste persone dico che bisogna tenersi stretto il presidente perché è una risorsa per tutto il calcio riccionese. E sia chiaro, dico queste cose non per piaggeria perché io, a Riccione, sono tornato solo ed esclusivamente per passione. E chi vuole intendere, intenda».

L’ultima volta in biancazzurro, però, non c’erano due realtà calcistiche distinte. Cosa ne pensa?

«Riccione è sempre stata una piazza di questo tipo. Quando eravamo in D c’erano comunque l’Asar in Eccellenza, il Fontanelle... insomma altre realtà cittadine. È logico che sarebbe bello camminare tutti insieme».

Venendo al campo, domenica era presente alla partita, che idea si è fatto di questa squadra?

«Non mi permetto di dare giudizi perché non sono in condizione di farlo. Sono qui da appena 48 ore. Ho bisogno di vedere, ascoltare e capire. Poi potrò dire la mia».

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