Calcio D, l'allenatore Angelini e il Forlì che verrà

Calcio

Giuseppe Angelini, è soddisfatto di come siete partiti? «Per il momento tutto procede bene: gli elementi che mi confortano sono lo stato di salute della squadra e l’impegno che vedo negli allenamenti. Il nostro obiettivo era cominciare piano senza forzare per evitare infortuni e problemi muscolari ed è quello che stiamo facendo». L’organico è molto ampio, con più di 30 giocatori: è il tempo delle prime scelte? «A breve verrà anche quello. Abbiamo molti giovani degli anni 2001-2002-2003, faremo le valutazioni necessarie a tempo debito per vedere chi ha necessità di giocare di più». Ha già in mente il modulo con cui schierare il Forlì? «Credetemi, quello è l’ultimo dei problemi. Il modulo non è importante e non cambia molto attuare la difesa a 3 o a 4. Attualmente stiamo lavorando sui concetti di massima. Potrà sembrare superfluo dirlo, ma un giocatore deve prima di tutto saper giocare, cioè mettere in pratica gli elementi base su marcamento e smarcamento. Ripassando questi si arriva di conseguenza al modulo ed al modo di stare in campo». Cosa le manca per trarre già le prime conclusioni? «Negli anni scorsi, in questo periodo si erano già disputate un paio di amichevoli. Solo da settembre faremo i primi test. Al momento mancano le conoscenze, nel senso che si fa fatica a sapere qual è la condizione di ogni singolo giocatore». Ai problemi derivanti dal Covid, si sono aggiunte altre complicazioni? «Dobbiamo convivere con un virus sconosciuto che porta una nuova emergenza. Come società il Forlì sta facendo tutto quello che necessita, misurazione della temperatura, richiesta di autocertificazione ai giocatori, divisione degli spogliatoi, distanziamento. Ma il problema in questo momento sono i giovani: quelli che ho sono bravi e stanno alle regole come gli altri ma se uno si infetta e ci vuole poco, si blocca tutto. Poi è impossibile programmare e trovare squadre per confrontarsi». La rinuncia a Minella è compensata dall’arrivo di Ferrari? «Minella è stato un passaggio difficile e doloroso, complicato dal Covid, che ci ha impedito di testarne l’efficienza post infortunio per l’impossibilità di giocare. L’arrivo di Ferrari è una scelta condivisa con la società, sono contento della rosa che sto allenando. Per noi l’attaccante centrale è un ruolo determinante che abbiamo coperto nel modo migliore». A centrocampo avete deciso la conferma della tre “B”, Ballardini, Baldinini, Buonocunto, da cosa è dipeso? «L’idea di base era mantenere il più possibile l’organico dell’anno scorso quindi anche con Minella, sapendo che venivamo da una stagione particolare iniziando un altro anno sullo stesso binario. Così sono minori le difficoltà di assemblaggio e d’altra parte la squadra precedente aveva valori molto buoni. I nuovi arrivati già li conoscevo. Altri innesti? Forse un ritocco mirato ma più avanti». Angelini vede altre incognite all’orizzonte? «Il girone è una componente non secondaria e al momento sconosciuta. Nel girone F ci sono caratteristiche ambientali con formazioni toste e agonisticamente agguerrite, nel D meno spettatori ma squadre più organizzate e tecnicamente valide. Poi c’è l’incognita dovuta ai giocatori; non tutti rendono allo stesso modo se collocati in gironi diversi».

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