Calcio D, Il sammaurese Paganelli: «Il mio primo gol in A e la Pistoiese di Lippi, Rognoni e Bellugi: quanti bei ricordi»

Calcio

Strani scherzi può fare il calcio. Può mettere di fronte una squadra di periferia la cui Champions League è ogni sudata salvezza in D (Sammaurese), contro una il cui illustre passato l’ha vista in serie A (Pistoiese). Domenica prossima al Macrelli le due si affronteranno e sin qui nulla di nuovo. Solo che le due squadre in comune hanno qualcosa in più di un semplice incrocio di calendario. A unirle è un giocatore dal passato illustre: Mirco Paganelli. Cresciuto nelle giovanili della Sammaurese, ha preso il volo nel prestigioso vivaio del Torino di Vatta (esordio in A con Radice) per finire alla Pistoiese nell’unica stagione in serie A 1980-81. Già così sarebbe interessante ma Paganelli ha fatto di più: ha segnato il gol della prima vittoria nella massima serie dei toscani. Era il 5 ottobre 1980, Pistoiese-Brescia finisce 1-0. Roba grossa insomma, non solo per gli statistici.

Paganelli, che effetto le fa vedere la Pistoiese giocare contro la Sammaurese?

«Un brutto effetto, è il sintomo che le cose non sempre vanno bene e bisogna ricominciare da capo. D’altronde è capitato anche alla Fiorentina ripartire dalla C2 anni fa».

Ha ancora contatti con l’ambiente della Pistoiese?

«No, ma francamente sono passati più di 40 anni».

Come andò a Pistoia nel 1980?

«Ero di proprietà del Torino che mi diede in prestito».

Deluso?

«Tutt’altro, si parla di serie A. Facevo il militare a Bologna, sino al giovedì ero nella compagnia atleti. Il fine settimana mi aggregavo alla squadra. Non era semplice ma quando c’è il gusto di poter giocare a quei livelli va bene tutto».

In quella Pistoiese c’erano giocatori di esperienza come Lippi, Frustalupi, Rognoni, Bellugi.

«Erano tutti più grandi di me con alle spalle carriere importanti. Avevo 20 anni, mi hanno aiutato, l’ambiente era sano. Giocai tante partite, 25».

In rosa c’era anche il celebre Luis Silvio…

«Erano anni in cui andava di moda avere uno straniero, figurarsi poi un brasiliano. Diciamo che era un giocatore normale come tanti».

Arriviamo a quel 5 ottobre 1980. Lei segna il gol vittoria.

«Era la quarta di campionato, avevamo solo un punto. Ricordo benissimo quella rete: c’è un cross dal fondo, la difesa respinge, dal limite dell’area faccio partire un gran bel tiro che si insacca».

Immaginiamo l’enorme soddisfazione.

«È stato il mio primo gol in serie A ed è valsa la prima vittoria nella massima serie della Pistoiese. Sono cose che non si dimenticano facilmente. Poi ho segnato un’altra volta nella vittoria in trasferta a Catanzaro (1-3), tuttavia quel primo gol me lo gusto ancora. È stata anche la mia migliore partita in quella stagione».

Com’era Pistoia quegli anni?

«Un paesone nel quale ci conosceva tutti. Venivo da Torino che era un altro mondo».

In che senso?

«A Torino ci andai quando avevo 18 anni, era la prima volta che mi allontanavo da San Mauro Pascoli. Sbarcato in città mi pareva di essere finito sulla luna tanto era diverso il mondo. Erano anni in cui ci si muoveva poco».

Perché non è rimasto a Pistoia?

«Personalmente sarei rimasto ma in quegli anni la voce del giocatore non aveva il peso di oggi. Purtroppo poi un brutto infortunio mi ha fatto perdere l’anno successivo».

Chiudiamo con domenica prossima. Sarà allo stadio a vedere la partita?

«Probabilmente sì. Dal calcio mi sono distaccato ma la Sammaurese ha sempre qualcosa di speciale».

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