Monza ci ha confermato che il migliore attaccante del Cesena non ha un nome e un cognome, ma è soprattutto un’idea. Giocare bene a calcio resta l’arma principale di una squadra che ieri aveva trovato un gol di fattura magnifica. Si era partiti con la migliore giocata di Olivieri, che ha finalmente acceso i fanali in un tunnel che dura da settimane, quindi un assist sartoriale di Berti per Shpendi pronto a segnare. Tutto annullato per un fuorigioco (netto) che in epoca ante Var probabilmente non sarebbe stato scoperto. Una coralità orchestrale: un grande classico.
La meraviglia su punizione di Castagnetti a Marassi o la parabola da coppe europee di Ciervo con l’Avellino sono state due gemme isolate di una squadra che non ha individualità che sanno costruirsi il gol da soli. Shpendi è un eccellente finalizzatore, ma gli devi portare la palla in area. Berti ha idee fantastiche, il guaio è che per ora il suo non è un tiro, è lo spot di un ammorbidente: conforta il fatto che migliora mese dopo mese e crescerà anche in questo, in mezzo a un gruppo dove la cultura del lavoro non manca.
Nello scorso campionato, il Cesena faceva punti solo quando giocava bene, rannicchiandosi su se stesso quando la partita tracimava in bagarre. Quest’anno è diverso: c’è una squadra che sa difendersi facendo battaglia ed è pure piena di giocatori che vogliono il pallone senza paura. Per esempio Blesa è in un momento opaco, ma preferisce rischiare la giocata senza limitarsi al compitino, perché il suo ruolo richiede questo; Francesconi osa passaggi che un anno fa non si vedevano, Ciervo e Frabotta amano sentirsi ali anziché terzini e così via.
C’è tantissimo di buono in un gruppo che a Monza stava risalendo la corrente contro la squadra al momento più in fiducia della B (e forse del mondo). Nel primo tempo il Monza sembrava il Sassuolo di un anno fa, ovvero un avversario ingiocabile: il merito del Cesena sta nell’avere dimostrato che non era vero, fino a sfiorare un pareggio meritato.
In ottica mercato, Fusco ha detto che pensa a un rinforzo per reparto: oltre a un difensore per allungare le rotazioni, tutto porta a un esterno e ovviamente a una punta, possibilmente creativa per dare sapore e imprevedibilità al tanto di buono che si sta vedendo. Perché va benissimo il gioco di squadra, ma trovare qualcuno che ogni tanto impazzisca e si inventi un gol sarebbe l’ideale. Per appoggiarsi a classici che nessuno ha dimenticato, anche l’Italia di Vicini ai Mondiali del 1990 era una sinfonia, poi però ci volevano i gol assurdi di Schillaci. Sull’onda della fama dell’uomo delle Notti Magiche, il meraviglioso settimanale “Cuore” si inventò una incredibile intervista proprio a Schillaci per prendere in giro una delle tante frasi fatte del calcio. Domanda: “Schillaci, lei diventa padre, felicitazioni”. Risposta: “Grazie, ma io rimango umile. Il merito va diviso con tutta la squadra”.
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