La ripartenza lenta del Cesena, torna un classico dell’estate

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Giugno 1997. È l’inizio della settimana che porta alla penultima giornata di campionato. Il Cesena sta per retrocedere in C1 e l’ultima trasferta sarà sul campo di un Empoli lanciatissimo verso la Serie A. Intervista telefonica in redazione. Cortesie reciproche, saluti finali.

“Allora grazie dell’intervista, ci vediamo domenica allo stadio”.

“Si figuri, giusto una cortesia”.

“Prego”.

“Gentilmente, mi ricorda di nuovo il suo nome?”

“Roberto Chiesa”.

(... scrive e annota) Chie-sa, bene. Per quale giornale?”

“Corriere Romagna”.

(...scrive e annota) Cor-rie-re Ro-ma-gna. Bene Chiesa, giusto una cosa: io in passato ho avuto qualche problema con qualche suo collega che nelle interviste al telefono ha travisato le mie parole. Quindi di base, con lei siamo a posto così”.

“In che senso siamo a posto?”.

“Nel senso che io ho una persona del mio staff incaricata di leggere un po’ tutto quello che mi riguarda. Se nel suo articolo va tutto bene, siamo a posto così. Se invece non va tutto bene, allora vedrà che mi faccio risentire io. La saluto”.

L’allenatore che nella Serie B 1996-97 sta portando l’Empoli in A è un emergente di 38 anni e si chiama Luciano Spalletti. Oltre ad essere bravissimo ad allenare è un perfezionista della comunicazione e in quel lontano giorno di giugno fece un utile riscaldamento verso gli epocali confronti con Francesco Totti (e moglie) alla Roma, a cui faranno seguito quelli con Mauro Icardi (e moglie) all’Inter. Spalletti negli anni è diventato un grande comunicatore e ci ha dimostrato che sa esserlo nella buona e nella cattiva sorte.

Il Cesena di giugno 2025 invece cosa comunica? Un mesto traccheggio a centrocampo, un estenuante tiki taka all’americana dove nessuno tira in porta. Una minima consolazione sta nel fatto che sarà impossibile fare peggio di un anno fa (B matematica il 30 marzo, poi 3 mesi di stallo), ma è evidente che a fine primavera ci sia l’abitudine di incartarsi. Il viaggio da tre punti di Cosenza (9 maggio) ha compiuto un mese e nel suddetto mese la società è rimasta sul pianerottolo: si è iscritta al campionato e non ha scalato un gradino di programmazione, né per la prima squadra, né per il settore giovanile. Un anno fa le interminabili pratiche di divorzio con Toscano, quest’anno l’unica vera notizia è che il Cesena saluta un direttore sportivo accettando il rischio di pagarlo 200mila euro a stagione fino al 2027. Pagare (parecchio) un tesserato per non lavorare è uno spreco da marziani, qualcosa di lontanissimo dal fare calcio a Cesena. Tutto questo nel pieno di interminabili casting per il direttore sportivo: un sacco di tempo per cercare il responsabile dell’area tecnica, per poi offrirgli niente di più di un annuale (con opzione). Traccheggio lungo per un progetto corto. Se questi sono i primi segnali, il lato positivo è che si può solo migliorare. (P.S.: Spalletti con Chiesa non si fece risentire. O forse ci sta ancora pensando su)

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