Il futuro del Cesena e una scommessa in attacco da vincere per forza

La fine del mercato si avvicina con i carichi tenuti nel mazzo (Klinsmann, Shpendi) e un attacco talmente pieno di scommesse che per la legge dei grandi numeri una verrà vinta, anche perché in caso contrario saranno dolori. Ieri il Pisa ha verificato che non sarà semplice fare gol al Cesena, mentre l’altro lato del campo ci dice che Mignani deve trovare certezze davanti: per il tipo di squadra che sta nascendo, una punta che stupisca tutti non è una finezza, è una necessità. Chi è il candidato per sorprendere? Blesa ha qualcosa che intriga, non ha paura di fare brutte figure in nome di una giocata che sposta e magari diventa un rompicapo per le difese e non solo per il suo parrucchiere.
Impressione di luglio: Fusco vuole ricreare un capitale giocatori. Impressione di agosto: avete presente l’impressione di luglio? Beh, era sbagliata, o meglio: non era la prima voce in agenda. La missione suprema è tagliare i costi, una cura detox per suturare una gestione non da Cesena. Un simbolo della cura è la staffetta tra Calò e Arrigoni a centrocampo. Calò non era mica un bidone, solo che era stato preso a cifre importanti per essere un giocatore importante e non lo è stato. La colpa di Calò non era giocare male, ma giocare in quel modo con un ingaggio oltre il doppio di quello di Arrigoni. Parliamo di due buoni giocatori e uno può piacere più dell’altro, ma di sicuro Calò non è due volte meglio di Arrigoni.
A suon di ingaggi sovradimensionati, ci troviamo di fronte a una proprietà che ha chiesto al nuovo direttore sportivo di tagliare con forza il monte ingaggi. Però parliamo della stessa proprietà che dopo il bagno di sangue di Van Hooijdonk, la lussuosa marginalità di Antonucci e così via, una manciata di mesi fa ha avvallato un ingaggio di Shpendi salito a 500mila euro netti dal primo luglio. Mesi alterni in cui a volte sei Massimo Moratti all’Inter (nel dubbio, paga molto) e altre volte Mario Draghi a Palazzo Chigi (nel dubbio, taglia molto): il calcio a Cesena deve viaggiare su binari diversi e più coerenti, altrimenti non c’è futuro.
Guardando lo sfortunato finale di stagione di Shpendi e la sua frenetica voglia di gol di ieri, il nuovo contratto per ora è stata una mossa che ha fatto male a tutti, anche se Cristian ha il talento e lo spessore morale per rialzare la testa. È l’unico attaccante di categoria del Cesena, eppure ha fatto solo 10 mesi in B: gli si chiederà ancora tanto e lui può darlo, senza pressioni che non deve crearsi; in fondo anche i migliori bomber sbagliano, dentro e fuori dal campo. Per esempio, andando indietro nel tempo, su Totò Schillaci gira da sempre una storia che Azeglio Vicini raccontava agli amici, storia poi ripresa da Enzo Palladini in un bel libro (“Azzurro”) dedicato alla Nazionale. Schillaci dopo i fasti del Mondiale 1990 era lo sportivo più famoso d’Italia. Nonostante la fama, da ragazzo del Sud di estrazione popolare, esternava la sua semplicità con una formale educazione con tutti, compresi i camerieri dell’albergo che ospitava il ritiro estivo dell’Inter a Cavalese. Alla fine di una cena, l’eroe delle Notti Magiche avvicinò un cameriere: «Tutto buonissimo, però questa pesca è aspra». Il cameriere gli sorrise educato e poi tornò in cucina: «Oh ragazzi, chi è che va a dire a Schillaci che sta mangiando una mela?».
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