Il Cesena, Kargbo e la maglia di Ronaldo a San Siro

Via al dibattito: Augustus Kargbo è un giocatore di B che gioca in C o è solo un magnifico attaccante di categoria? In attesa della controprova al piano superiore, conforta vedere come Cesena sia tornato un posto dove i calciatori stanno bene e si rilanciano. Mica è sempre stato così: in passato si toccò il fondo con Gianluca Lapadula, un centravanti che qui sembrava un infelice e poi si è stancato di sfondare reti ovunque. Lapadula non potrà ricordare Cesena come un bel posto per fare calcio e il problema è che ha ragione lui.

Ora i tempi sono cambiati, o meglio sono tornati, che poi è la stessa cosa. Ne ha fatto le spese pure l’orgoglioso Pineto, una matricola composta da ragazzi in buona parte sconosciuti al grande calcio. Al contrario, quale è stata la squadra più ricca di stelle che il Cesena ha affrontato? Tra le candidate c’è quella vista il 9 settembre 1998, secondo turno di Coppa Italia. A San Siro si gioca Inter-Cesena e Gigi Simoni schiera insieme per la prima volta i suoi due palloni d’oro: Roberto Baggio (1993) e Ronaldo (1997, poi ne vincerà un altro nel 2002). A completare l’attacco c’è Zamorano, a centrocampo ci sono Cauet, Winter e Simeone, il capitano è l’ultimo Bergomi, in porta c’è Pagliuca. Può bastare? Il Cesena è neopromosso in B e gioca con gli stessi uomini che hanno vinto la C: Scalabrelli in porta, in difesa Mantellli, Parlato, Teodorani e Serra, a centrocampo Longhi, Bianchi, Gaudenzi e Salvetti, davanti Agostini e Masitto. I giocatori del Cesena hanno due obiettivi: 1) fare bella figura, 2) tornare a casa con una maglia dell’Inter.

Prima dell’inizio, le due squadre si scaldano insieme in una palestrina nella pancia di San Siro e Cristiano Masitto decide di giocare d’anticipo, ma restando umile. Tanto le maglie dei fuoriclasse saranno inavvicinabili.

“Taribo West?”.

“Sì?”.

“Piacere, Masitto: a fine gara posso avere la tua maglia?”.

“Mi dispiace, l’ho già promessa”.

“Bergomi?”.

“Sì?”.

“Piacere, Masitto. A fine gara facciamo scambio di maglie?”

“Mi dispiace, me l’hanno già chiesta”.

Zero sue due. Maledizione. Palla al centro, San Siro vibra di delirio quando Baggio inventa per Ronaldo, però il Cesena regge e il primo tempo finisce 1-0 (gol di Zamorano). Intervallo, giocatori che camminano verso gli spogliatoi: Masitto ora punta al bersaglio grosso.

“Ronaldo! Oh, Ronaldo scusa”.

“Sì?”

“Mi dai la maglia a fine gara?”.

“Va bene”.

“Ti pareva. Vabbè, fa lo stesso dai, immaginavo... No, scusa: hai detto che va bene?”.

“Sì, sì: ci vediamo alla fine”.

Tutti quelli del Cesena avevano dato per persa la maglia di Ronaldo, così nessuno era andato a chiedergliela. Secondo tempo: gagliarda trincea davanti a Scalabrelli che para di tutto e la partita finisce 1-0. I giocatori del Cesena vanno sotto lo spicchio dei tifosi ospiti a San Siro, tranne uno che va ad inseguire il Fenomeno.

“Ronaldo! Eccomi! La maglia?!”.

“Ah giusto, eccola”.

“Grande... grazie”.

(Esitazione di un secondo)

“Ronaldo, tu vuoi la mia?”.

“Sì, come no? Certo, grazie”.

Fu così che Masitto andò verso la doccia con la maglia di Ronaldo sulle spalle, mentre Ronaldo non lo sapeva, ma aveva la maglia di un giocatore comunque unico nel suo genere. L’unico giocatore capace di appostarsi per mezzora in ritiro nella camera di Gianluca Gaudenzi, in piedi dietro le tende davanti alla finestra, immobile e paziente come un giaguaro che aspetta la preda. E quando Gaudenzi entra e si stende sul letto, ecco Masitto alzare le mani a mo’ di fantasma e urlare un qualcosa del tipo UARGGHHH!!!! mandando in fuga un compagno terrorizzato.

Lo stesso giocatore che per giorni a Villa Silvia preparò il terreno, dicendo a Benedetti e al vice Ammoniaci che aveva sentito strane voci su un animale che si aggirava di notte per le campagne lì attorno (“è una roba misteriosa, nessuno riesce a prenderlo”), per poi arrampicarsi sopra un albero nel camminamento verso il campo principale, muovere vigorosamente le fronde e balzare a terra urlando alle spalle di Benedetti e Ammoniaci, che sul momento sgommarono via dalla paura.

Parliamo dello stesso giocatore che nell’ultima giornata contro il Saronno, a promozione acquisita, coprì la pelata giocando con una parrucca a metà tra il Bob Marley di Redemption Song e il Thomas Milian in versione “Er Monnezza” del film “Il trucido e lo sbirro”. Il calcio per lui restava una cosa troppo importante per non riderci sempre sopra. E Masitto rideva eccome dopo quel gol alla Pistoiese in cui dribblò tutti e gli fecero pure il coro “Ronaldo come Masitto”, ma questo il Fenomeno non l’ha mai saputo.

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