A questo punto sarebbe gradito un tutorial, magari sul maxi-schermo allo stadio. Un bel monologo di quelli che oggi vanno per la maggiore, uno storytelling emozionale. Dopo “Benigni legge Dante”, si apre la raccolta firme per un “Rocchi spiega il fallo di mano”. Sarebbe opportuno che il designatore degli arbitri scendesse quaggiù a chiarirci come funziona, perché la situazione è sfuggita di mano e non è un modo di dire. Il calcio è diventato troppo complicato: ci sono giorni in cui i difensori devono correre come nel campionato pinguini, altrimenti li crivellano di rigori; poi ci sono altri giorni in cui si schiaffeggia la palla come Michieletto o Egonu dalla seconda linea nel volley e non succede niente.
Questo per la parte in cui il Cesena non può intervenire. Per il resto, appare tutto molto chiaro. Mignani nell’ultima mezzora ha finito con tre punte (Shpendi, Blesa, Olivieri) e non se n’è accorto nessuno, mentre dall’altra parte si consumava la rivincita di Filippo Pittarello, un centravanti che al ritiro 2022 ad Acquapartita si trovò in ultimissima fila, perché dopo Corazza era arrivato Udoh e stava per arrivare Ferrante, quindi doveva cambiare aria. Ieri ha dato un contributo che Diao e Olivieri in questi mesi non hanno mai dato: immaginiamo il suo gusto nel ricordare che a Cesena non fu giudicato adatto per una C a vincere, mentre ora a Catanzaro è una punta credibile di una squadra di alta B.
L’attacco del Cesena ha riproposto un grande classico. Mignani ha girato al massimo la manovella della potenza di fuoco alternando tutti gli attaccanti, ma è andata a finire che è stato pericoloso solo Shpendi. La strategia sul mercato a questo punto è chiarissima: c’è un parco punte così sbilanciato nel fosso tra titolari e riserve, che i 31 punti in classifica a tratti sembrano belli e a tratti un mezzo miracolo.
Il valore dei punti, già. Il 2025 è stato l’anno solare di più alto livello della giovane storia del Cesena Fc, una società che 7 anni fa di questi tempi batteva 2-0 il Giulianova nell’ultima giornata di andata in D. Parliamo di 7 anni fa, mica di 30 anni fa. Quel 22 dicembre 2018 segnarono Christian Rutjens e Davide Biondini: tutti ricordano chi è Biondini, mentre se non vi ricordate chi è Rutjens, non è neanche un brutto segno, è un appiglio di normalità per rispondere a tono a chi vi accusa di pensare solo al calcio. Lo spagnolo Rutjens sta facendo carriera e oggi gioca a Gibilterra nel Lincoln Red Imps, un club che partecipa alla Conference League. Era un difensore che già allora guardava in alto: un giorno arrivò all’allenamento a Villa Silvia e raccontò dettagliatamente a Beppe Angelini che la sera prima aveva visto gli ufo nel cielo. Un’ultima conferma che quell’anno il vecchio Beppe fece un capolavoro ad arrivare primo.
Sette anni più tardi, non si parla più di vincere la D, ma di consolidare la zona play-off in B. Basta e avanza per un veglione di Capodanno in cui festeggiare con giudizio e senza eccedere negli alcolici, soprattutto per chi non è abituato. L’invito alla morigeratezza non lo suggerisce solo la sconfitta di Catanzaro, ma è spiegato bene dalla regola di un antico sultano delle serate Anni 90 del Vidia Club: “Attenzione a non esagerare col bere. Se l’alcol può rovinare la memoria breve, immaginate cosa potrebbe fare l’alcol”.
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