Il Cesena, il rosso a Corazza e una schiena tornata come nuova

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Il punto più difficile del campionato è arrivato da una partita in cui la collaborazione in campo è durata 90 secondi, poi ogni giocatore ha provato a mettere in difficoltà un arbitro che ha messo il regolamento prima del buonsenso, accettandone le conseguenze. Nel groviglio iniziale tra Signorini e Corazza, un giallo a testa sarebbe stato il segnale per dire a Cesena e Gubbio di pensare a giocare a calcio, invece il rosso a Corazza ha dato via al concorso: “Frega quello che fischia”.

A questo punto il dibattito è aperto: con Corazza, Shpendi e Kargbo out a metà mese, in caso di tre convocati conviene puntare al rinvio per i nazionali contro Entella e Lucchese? Mah. Intanto rinviare le partite non dà la certezza di evitare nuovi problemi, poi se un allenatore in tre sessioni di mercato ti chiede una rosa profonda (e costosa) allora deve saperla sfruttare, da Saber a Chiarello passando per Bumbu e Giovannini, altrimenti a cosa serve comprare mezzo mondo? Una riserva è motivata se vede che il suo momento prima o poi arriverà, altrimenti la perdi del tutto.

Mentre davanti tengono banco squalifiche e nazionali, in difesa la coperta risente di acciacchi irrisolti e contro la Carrarese Piacentini si è addirittura bloccato nel riscaldamento. È inusuale infortunarsi prima della partita, ma può capitare a tutti, non solo a chi gioca. Storia del 2 febbraio 2013: c’è un’auto di giornalisti che sta avvicinandosi allo stadio per Novara-Cesena e la schiena del fotografo Gianmaria Zanotti accusa fitte sospette ad ogni buca. È un avviso di chiamata che deflagra al parcheggio dello stadio: Zanotti apre la portiera dell’auto, prova ad uscire e arriva il colpo della strega a piegarlo in due. Raccoglie le forze, ritira l’accredito e al botteghino dello stadio “Piola” pensano: «Ma che gentile, addirittura l’inchino». Il problema è che Zanotti non sta imitando Nagatomo: ha la schiena bloccata a novanta gradi e cammina come i sette nani in miniera. Avanzando a passi incerti col mento a sfiorare le ginocchia, guadagna l’ingresso dello stadio mentre le due squadre si stanno scaldando in campo. Cerca un dottore e trova la soluzione migliore possibile: il medico sociale del Cesena Paolo Bazzocchi, che con squisita gentilezza lo fa entrare nello spogliatoio e prepara l’iniezione salvifica.

«Forza, mettiti qui sul lettino, ma sbrighiamoci».

«Arrivo, faccio come posso».

«Facciamo in fretta, che se lo sa Bisoli si arrabbia: lui nello spogliatoio non vuole nessuno, dice che porta sfiga».

Zanotti si stende sul lettino, si sfila i pantaloni e il dottore arma il braccio con la siringa. E come nei film di Lino Banfi, ovviamente in quel momento entra l’allenatore del Cesena. Ora: immaginate per un attimo di essere Pierpaolo Bisoli venti minuti prima di una palla al centro. Siete in totale clima-partita, state pensando a come fermare Bruno Fernandes (oggi al Manchester United), alla marcatura di Mehmeti, a Rubino che parte dalla panchina e così via. Avete in testa tutto il Novara, quando entrate nello spogliatoio e la prima cosa che vedete sono le terga di un fotografo sul lettino, un qualcosa di molto diverso da Bruno Fernandes e Rubino.

Il dottore dispone subito la barriera: «Scusa mister, ma si è sentito male, aveva proprio bisogno, ha la schiena bloccata».

Risposta in un sibilo: «Ma no, nessun problema», poi Bisoli riguadagnò subito l’uscita, anche perché la scena era indubbiamente forte, meglio tornare a vedere Tabanelli e Parfait che si scaldavano.

A iniezione completata, il dottore congedò il paziente: «Caro Zanotti, speriamo di vincere, altrimenti hai chiuso».

Fiero di una schiena come nuova, il fotografo guadagnò la sua postazione, immortalando il gol-vittoria di Denis Tonucci. Il Cesena vinse 0-1 e per fortuna di Zanotti, Bisoli aveva rimosso in fretta la scena dell’iniezione e non chiese di ripeterla ad ogni partita in nome della scaramanzia. Così alla fine fecero festa tutti: Bisoli centrò la salvezza e un valoroso fotografo arrivò a fine campionato evitando sforacchiamenti in serie che lo avrebbero ridotto a un colapasta.

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