Il Cesena, il Frosinone e la geografia del mercato che cambia

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Un’imbarcata da 3 gol in 9 minuti è la cicatrice di una sconfitta strana, pensando a quello che vuole essere il Cesena. Come se non bastasse, ieri sera ogni volta che la palla si alzava erano guai, a rivangare il ricordo del gol dell’Entella nel recupero. Il tutto a una squadra alta, esperta e pure allenata da Mignani, un allenatore che quando parla, infila la parola “equilibrio” in una frase su due. Dalla svolta Pisseri-Klinsmann (il cambio compie un anno a fine ottobre) fino all’ultimo mercato estivo, il progetto è stato chiaro: un portiere che riempia la porta, protetto da una difesa di stazza. Però i gol da palla ferma arrivano lo stesso e una riflessione andrà fatta: per esempio anche un anno fa il Cesena partì a zona negli angoli per poi dirottare a uomo.

Il Frosinone è una signora squadra che come il Cesena ha fatto un bel mercato secondo logica. Per fare un confronto con i ricconi, il mercato del Palermo è stato un kolossal che ha ricordato la battuta di Groucho Marx sul regista che gira un faraonico film sulla vita di Gesù. Quando gli portano gli attori per i 12 apostoli, il regista impazzisce e fa una scenata: “Ragazzi, qui non ci siamo capiti, questo è un kolossal, io di apostoli ne voglio almeno 50”. Il Frosinone invece ha operato con criterio, ha pure incassato bene e ci aiuta a inquadrare la piega che sta prendendo il calcio italiano ai massimi livelli.

Berti, Francesconi, Shpendi e compagnia sognano la A? Fanno bene, ma attenzione, perché la Serie A italiana compra sempre meno dalla B. Nell’ultimo mercato estivo, il Frosinone ha venduto al Pisa due giocatori in una operazione da 5 milioni: il centrocampista Isak Vural (4,5 milioni) e il difensore Mateus Lusuardi (500mila euro). Un club di B che monetizza mandando in A due giocatori che aveva schierato nel campionato cadetto 2024-2025. Il Frosinone è l’unico ad esserci riuscito.

Pronti a una lista un po’ da mal di testa? Via. Non consideriamo le operazioni delle squadre che l’anno scorso erano in A (Monza, Empoli, Venezia) e nemmeno i prestiti poi convertiti in cessioni a titolo definitivo in estate (Bradaric e Kastanos Salernitana-Verona, Brescianini Frosinone-Atalanta, Vandeputte Catanzaro-Cremonese e così via). Anche i ritorni in A dei giocatori a fine prestito non possono fare testo (Pio Esposito che torna all’Inter dallo Spezia, Fortini dalla Juve Stabia alla Fiorentina e altri). Qui parliamo di monetizzare con giocatori di B che vengono ceduti in A e c’è il deserto dei Tartari, condito in modo insapore da parametri zero (Bertola dallo Spezia all’Udinese) e dai casi estremi del crac del Brescia (Lezzerini gratis alla Fiorentina, idem per Borrelli al Cagliari).

I ragazzi del Cesena hanno tutto il diritto di sognare, ma i loro sogni navigano dentro un mercato che è cambiato: il flusso di giocatori tra Serie B e Serie A non è mai stato così basso e guardare all’estero non è più una scelta esotica, ma una scelta di lavoro sempre più frequente. Dalla loro, i giovani hanno il vantaggio di avere una mentalità più aperta, molti sono già cittadini del mondo e non si stupiscono più di nulla, mica come Massimiliano Corrado da Crotone, rinforzo di spessore della difesa di metà anni 90, stopper feroce e automobilista ligio al dovere. Alla sua prima intervista, non nascose la sua ammirazione per Cesena, il suo stile di vita, ma non solo: “Beh, qui è un altro mondo, si sta proprio bene. Pensa che funzionano pure tutti i semafori”.

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