Il Cesena, il dibattito su Berti e la linea diretta Ipswich-Magdeburgo

Ma con quel fisico, ce la farà al piano superiore? Il dibattito su Tommaso Berti stuzzica, anche perché si intravede la riposta: sì. Il ragazzino che faceva panca per guardare Ilari (boh) e Ardizzone (mah) ieri sera giocava a un altro sport rispetto a una valorosa Recanatese che lotta per salvarsi in C, ma in B? In B ci sono difese di brontosauri con un paio di Prestia per squadra: sapere giocare a calcio e correre come un demonio è ancora sufficiente? I casi antichi di Giaccherini o De Feudis invitano all’ottimismo, in più conforta il caso più recente del migliore giocatore della C girone B dell’anno scorso. Alessandro Arena è un jolly d’attacco di 171 centimetri che al Gubbio ha fatto meraviglie e quest’anno ha debuttato in B a Pisa. Al di là dei numeri (20 presenze, 2 gol, 3 assist), ha dimostrato di poterci stare; a Pisa sono contenti di lui e le sue migliori prestazioni le ha fatte quando la sua squadra è riuscita ad essere propositiva, proprio come è successo a Berti nel Toscano-2, quando i mediani hanno smesso di fare i trequartisti, lo stadio si è acceso da mesi e la curva canta “torneremo a Magdeburgo, come nel ‘76”.

Magdeburgo, appunto: teatro del più clamoroso scambio di persona della storia del Cesena che però non è stato uno scambio di persona, almeno secondo il diretto interessato.

“Tutta colpa dell’Ipswich”. In quel tetro angolo di Germania Est Giancarlo Oddi inizia a mormorarlo prima della palla al centro, quando l’arbitro Sanchez Ibanez gli controlla gli scarpini e gli dice che deve cambiarli. Si sta per giocare Magdeburgo-Cesena, andata dei trentaduesimi di Coppa Uefa, 15 settembre 1976. L’arbitro ordina a Oddi di metterne un altro paio, ma Oddi non ci pensa nemmeno, va negli spogliatoi, sfila i laccetti, li riallaccia al contrario, torna in campo e li fa vedere all’arbitro che ci casca (o forse gli basta) e la partita può iniziare. L’uomo dai laccetti creativi è lo stopper deve marcare il centravanti Jurgen Sparwasser, con un problema logistico di fondo, come ha sempre ricordato Oddi: “Era una montagna. Ad un certo punto carico più che posso e parto con una gomitata. Lui rimane in piedi e il braccio mi ha fatto male per un mese”. Col Magdeburgo in vantaggio 1-0, verso la fine del primo tempo si accende una mischia nell’area del Cesena, il portiere Boranga colpisce Sparwasser che stavolta va a terra, arriva l’arbitro e sventola il rosso. A Oddi. Boranga a posteriori mostrò blandi segni di pentimento su Sparwasser (“era un imbecille, se lo meritava”), resta il fatto che viene espulso il giocatore sbagliato. Capello castano chiaro Boranga, capello simile per Oddi: l’arbitro si è confuso. O forse no.

“Tutta colpa dell’Ipswich”. Mentre guadagna di nuovo gli spogliatoi e questa volta per restarci, Giancarlo Oddi ne è sempre più sicuro, anche se per decenni a Cesena si resta convinti che ci sia stato uno scambio di persona. Ma non ditelo a Oddi. “Quello mi stava puntando per l’Ipswich”. Lo ripete a macchinetta a ricordo della doppia sfida di coppa Uefa Lazio-Ipswich Town di tre anni prima. All’andata l’Ipswich vinse 4-0 contro la Lazio e nel finale scappò qualche parola di troppo tipo “Italian bastards”, con i giocatori della Lazio che salutarono con il classico “Ci vediamo al ritorno”. E quella era una Lazio che se te le prometteva, poi manteneva, una squadra di guerrieri pazzi, il gruppo di Chinaglia, Wilson, Oddi e Frustalupi raccontato in modo mirabile nel libro “Le canaglie” di Angelo Carotenuto.

Nel ritorno all’Olimpico finisce 4-2 per la Lazio e l’Ipswich passa il turno, ma oltre il risultato c’è una caccia all’uomo in campo, tripudio canagliesco di un gruppo a cui un Manolo Pestrin qualsiasi avrebbe detto: “Dai ragazzi, così però è un po’ troppo”. La caccia all’inglese continua anche dopo la fine della partita: i giocatori della Lazio provano a buttare giù la porta dello spogliatoio ospiti e volano botte da orbi. La Lazio viene esclusa per tre anni dalle coppe europee, pena poi ridotta a un anno, ma sufficiente per negare la partecipazione alla Coppa dei Campioni alla squadra campione d’Italia 1973-74.

In Lazio-Ipswich non arbitrava lo spagnolo Sanchez Ibanez visto a Magdeburgo, ma l’olandese Van der Kroft, ricordato da Oddi come “l’olandese che puzzava di vino”. In quel Cesena della Uefa c’era un altro ex laziale di pregio come Mario Frustalupi, ma Oddi si è sentito in cima alla lista nera di una categoria arbitrale solidale, permalosa e con la memoria di tre elefanti. Lo ha sempre ricordato anche in tv, quando era l’anima della trasmissione “Corner”. Era la stagione 1979-80 e fu il primo giocatore mediatico del Cesena: conduttore televisivo a Tele 6 Adriatica di una trasmissione sulla sua squadra, una cosa da marziani per quei tempi. Giancarlo Oddi oggi allena la Nazionale attori due volte la settimana in un campo vicino a Tor di Quinto: il suo obiettivo è organizzare una partita di beneficenza a Cesena e prima o poi ci riuscirà senza nemmeno curarsi troppo di chi arbitra, fiducioso che tutti quegli schiaffi all’Ipswich siano ormai andati in prescrizione.

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