Il Cesena e gli abbonati che tracimano: chissà se ha la forza di fare qualcosa di popolare

Gli oltre 6mila abbonati già prenotati per la prossima stagione hanno un paio di cose in comune. La prima: non hanno semplicemente un campionato da vedere, ma hanno un’esigenza da soddisfare, come la banda che suona il rock di Ivano Fossati. La seconda: nessun abbonato ha prenotato il suo posto perché galvanizzato da un acquisto di nome sul mercato. Mutu o Bamonte, Jimenez o Mendicino, non fa differenza. C’è una popolazione di migliaia di persone che andrebbe a vedere il Cesena anche in D e la storia ci ha confermato che non è un modo di dire.
Per il secondo anno di fila il Cesena esaurisce la curva Mare in abbonamento, quindi i settori popolari sono già finiti. È tornato quindi il dibattito sulla curva Ferrovia, un settore ospiti da 4.700 posti che (salvo divieti) promette di essere bello pieno con Pescara, Sampdoria, Bari e compagnia e sguarnitissimo nelle gare con valorosi microcosmi tipo Sudtirol o Entella. Il dibattito ha avuto la solita risposta: assegnare una porzione di curva Ferrovia ai tifosi del Cesena è complicato e costoso, quindi niente da fare.
Con la Ferrovia solo per gli ospiti e la curva Mare esaurita, anche nella prossima stagione mancheranno i biglietti per i settori popolari. Come si ricavano? Un piano B ci sarebbe e pure piuttosto comodo, perché tanto si ragiona con i soldi degli altri. Il piano B è abbassare i prezzi dei biglietti dei distinti, aprire lo stadio a chi tutti i giorni deve fare due conti in più in tasca.
Prediamo come esempio i prezzi di Cesena-Juve Stabia dello scorso campionato. I prezzi variavano a seconda del giorno dell’acquisto e soffermiamoci sui distinti superiori, biglietto intero. Comprando un biglietto lunedì o martedì si spendevano 30 euro (+2 di prevendita); comprandolo da mercoledì a sabato 32 euro (+2), comprandolo il giorno della gara (domenica 30 marzo) 36 euro. Biglietto ridotto: 22 (+2), 24 (+2) fino ai 28 euro del giorno della gara. Così a occhio, si può fare meglio.
Intendiamoci, non sono prezzi fuori dal mondo, anzi: guardandosi attorno, la realtà degli spettacoli diversi dal calcio a volte è terrificante. Domenica prossima per il concerto degli Ac/Dc a Imola il posto più economico costa 110 euro e se ai concerti ti viene fame o sete, 10 euro sono l’unità di misura per ogni scontrino. In mezzo a tutto questo, il Cesena avrebbe voglia di fare qualcosa di veramente popolare? Non populista (annuncio concertoni galattici e poi non li faccio), ma popolare: allargo l’abbraccio dello stadio e coltivo gli appassionati del futuro. Il Cesena ha la forza di trattare il suo pubblico come un pubblico di sportivi e non di consumatori? Una gradinata sempre piena è un colpo d’occhio apprezzato da tv e sponsor e sarebbe un investimento a lungo termine (un Van Hooijdonk che funziona insomma).
Lo spareggio vinto 2-1 col Lecce ha appena compiuto 38 anni: fu una partita che portò in regalo la Serie A con Cesena-Napoli come prima giornata. Era il 13 settembre 1987: il biglietto “Ragazzi” (Under 16) in curva per vedere Maradona costava cinquemila lire. Un paragone improponibile, certo: altri tempi, poi l’inflazione, l’euro, un’epoca diversa. Però era un’epoca in cui i giovani e le famiglie pagavano il giusto per andare a vedere il Cesena e 40 anni dopo ne troverete parecchi che vi diranno che non sono ancora riusciti a smettere.
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