Il Cesena è diventato adulto, in un settembre che non finisce mai

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“Svegliami quando settembre finisce”. Wake me up when september ends. Sono passati 21 anni dall’uscita di questa canzone triste e bellissima: era il 2004 e all’epoca Billie Joe Armstrong, il cantante dei Green Day, difficilmente pensava a gol e motonavi in Laguna (anzi, la storia alla base della canzone nasce da un grave lutto). Il buon vecchio Billie Joe è uno molto più bravo a cantare di Michele Mignani, che però può rilanciare col fatto che allena meglio e ha allegre ragioni per sperare che settembre non finisca mai. E pensare che a prima vista il calendario non prometteva niente di buono, con neopromosse col serbatoio dell’entusiasmo su buoni livelli (Pescara, Entella), poi Sampdoria, Venezia, Palermo.

Il primo posto alla quarta giornata conta poco, dieci punti alla quarta giornata sono una meraviglia, frutto di una consapevolezza che l’anno scorso non c’era. Aumentano gli indizi che Mignani con Fusco al fianco renda meglio e grazie a loro c’è un’area sportiva esperta che compensa vertici inesperti. O meglio, in dicembre saranno già 4 anni di Jrl a Cesena, ma dalla proprietà Usa arriva sempre l’impressione di un approccio naif, in stile: “Questo sarà pure il calcio italiano, ma si fa come diciamo noi e abbiamo ragione noi”, anche se va riconosciuto a John Aiello un genuino entusiasmo che va oltre (o quantomeno pareggia) la voglia di fare un affare.

La consapevolezza, si diceva. Un anno fa, dopo una buona partenza, il Cesena a un certo punto andò a Pisa in casa dei più forti. Era il 5 ottobre 2024, la diede per persa fin dall’inizio e riuscì a perdere 3-1 senza nessuna fatica. Il Pisa si era già reso conto di potere sbranare il campionato, il Cesena aveva una bella classifica, ma mostrò un linguaggio del corpo che diceva: “La nostra dimensione non è questa”, frenata da un’assenza di leadership che quest’anno non patisce.
Per esempio Bisoli. Non era al meglio, ma come Castagnetti non ha bisogno di essere al meglio per essere utile. Ieri a Venezia a un certo punto il gioco si era fatto duro e quando il gioco si fa duro, serve Bisoli: lo pensava Carlo Mazzone con Bisoli padre, lo pensa Michele Mignani con Bisoli figlio. Bisoli un anno fa non era a Pisa, come non c’era il resto della truppa di trentenni migliorativi arrivati sul mercato, tutta gente che sta indicando ai più giovani come si rema nel modo giusto. Bisoli poi è il fratello grande che mette in ordine la camera lasciata in disordine dal giocatore con più talento. Perché quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare ed entra Bisoli. Quando invece il gioco si fa puro, vuol dire che la palla è arrivata a Berti e inizia il divertimento.

Ora Cesena-Palermo di sabato diventa tutta da gustare. Con un anno di B sulla schiena, è ufficiale che Mignani non allena più una neopromossa, ma una pericolosa e consapevole squadra di categoria. Il Palermo a fine stagione andrà in Serie A, il Cesena invece ha trovato in fretta certezze e pure risorse impensabili, quasi a copiare un antico sketch dei palermitani Ficarra e Picone.

“Domani mi devo alzare presto che devo andare a ritirare la pensione di mio suocero”.
“Ma tuo suocero sono tre anni che è morto”.

“Lo so, ma è un modo come un altro per sentircelo ancora vicino”.

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