I 47 punti del Cesena, sempre più belli ogni giorno che passa

Salvezza con due giornate d’anticipo, neanche un minuto in zona retrocessione. Per tutto quello che hanno detto questi mesi, è un traguardo che aumenterà di valore ogni giorno che passa. I 47 punti del Cesena valgono tanto, raccolti nelle pieghe di un campionato pericoloso che può mandare in C squadre impensabili. I 47 punti non sono nemmeno la metà dei 96 dell’anno scorso e qui spunta un primo indizio sulla natura un filino tossica dei giudizi che hanno accompagnato il cammino di questa squadra. La carovana di vittorie della C sbranata da Toscano ha dopato un po’ tutti: se è vero che vincere aiuta a vincere, quando smetti di vincere spuntano gli sbalzi di pressione ed è quello che è successo qui.
Il culmine risale a dicembre, dopo Atalanta-Cesena di Coppa Italia: un siberiano 6-1 a surgelare le riserve di Mignani, accompagnate da più di un mugugno al rientro. Era il 18 dicembre: l’Atalanta otto giorni prima aveva perso 2-3 in casa in Champions con il Real Madrid, facendogli sudare sangue. E ancora: qualche giorno prima (3 dicembre) il Sassuolo aveva salutato la Coppa Italia perdendo 6-1 in casa del Milan. Nessuna vergogna, nel calcio ci sono le categorie: chiamarsi Cesena, essere la squadra della Romagna capitale che si sveglia col sorriso ogni mattina non dà diritto a sconti per il nome storico o lo stadio bello. Ci sono le categorie e quest’anno lo scalino si è sentito eccome.
Il Cesena ha mantenuto la B, ha portato la nave in porto e fin qui ci siamo. Se invece l’obiettivo era consolidarsi nella categoria, qui arrivano i dubbi. Ieri hanno segnato due acquisti importanti di estate (Calò) e inverno (Saric), ma vederli protagonisti è stata un’eccezione. Se consolidarsi in B significava fare dei passi avanti nella struttura della rosa e salire i primi gradini verso un futuro diverso e più competitivo, questo obiettivo non è stato centrato. Ieri c’è stata la reazione emotiva alla frenatona di aprile e va dato atto al gruppo di essere un gruppo sano. Di più: l’impressione è che questi giocatori si trovino meglio tra di loro fuori dal campo che in campo, zavorrati da equivoci mai risolti. Calò-Bastoni in mediana è un incastro che non ha funzionato; è finito il campionato e non si è ancora capito in che ruolo giocano Tavsan e Antonucci. E soprattutto: tra Van Hoojdonk, La Gumina e Russo, non si è visto un acquisto in attacco che abbia davvero alleviato la solitudine del povero Shpendi, che ha tirato il carro da debuttante, poi lo ha tirato da sgonfio e da zoppo e ieri ha dato segnali di ripresa. Il merito maggiore di Mignani resta avere tenuto unita una neopromossa fragile, giocando a una punta nel senso letterale del termine, poi quando ha scelto Klinsmann ha spiazzato tutti e il terzo portiere della C è diventato la rivelazione della B. Guardando al valore della rosa, il Cesena ha scherzato col fuoco, ma non si è scottato e nei momenti-chiave la squadra si è voluta bene.
Ora nello sprint per i play-off c’è solo da guadagnare, col Cesena che può serenamente decidere se chiudere il sipario da attore protagonista o non protagonista. Vada come vada, andrà sempre meglio rispetto a Duilio Pizzocchi quando in un dialogo con Giuseppe Giacobazzi rivangava il curriculum della sua carriera.
“Sai Giuseppe, io nella mia vita ho fatto un po’ tutti i lavori. Ho pure fatto l’attore in un film porno”.
“Davvero Duilio? Non lo sapevo”.
“Sì, nel film facevo il marito che andava al lavoro”.