Cesena-Olbia e il vero obiettivo della stagione

Riassumendo: l’obiettivo del Cesena è vincere il campionato oppure esultare in faccia agli avversari dopo una vittoria alla prima giornata di ritorno? Il finale di Cesena-Olbia non si può vedere: si era appena vinta una partita difficile, spigolosa, mai morta (e alla resa dei conti mai arbitrata). Dopo tre punti importanti contro un avversario inferiore che le ha provate tutte, una squadra matura va a festeggiare il giusto e poi si infila in doccia, perché alla prossima c’è la Spal. Il finale di ieri invece è stato tutto il contrario di una squadra matura, con membri dello staff a sfidare la panchina degli altri, giocatori che partono contro gli avversari per farsi giustizia da soli, fino alla grottesca invasione di campo del padre di un giocatore. Questo è il linguaggio del corpo da chi ha pensieri molto più bassi e banali dal vincere il campionato, è guardare il dito che indica la luna. Si pretendono giustamente arbitraggi all’altezza? Si inizi a dare il buon esempio, mostrando uno stile diverso a contorno della meritata valanga di punti che si sta conquistando.

A proposito di stile vincente, alla fine del 2023 ci ha lasciato Ettore Pasini, uno dei giornalisti simbolo della storia del Cesena. Per decenni Ettore è stato il segretario del partito conservatore di Villa Silvia, sostenitore indefesso della politica dirigenziale di Dino Manuzzi ed Edmeo Lugaresi e del calcio di Bruno Bolchi, un allenatore che per lui era come un fratello. Per i giornalisti più giovani, si trattava di un calcio in buona parte superato, ma per Ettore quello di Maciste era il calcio perfetto per Cesena, fatto di giovani e contropiede. La scintilla definitiva tra Bolchi e Pasini si accese nell’estate 1987.
“Signori, entrate anche voi per favore”.
Quel giorno Bruno Bolchi volle dare l’ennesima pennellata al suo capolavoro. Quel giorno era il 7 luglio 1987, vigilia dello spareggio per la A tra Cesena e Lecce a San Benedetto. Ad assistere all’allenamento di rifinitura ci sono quattro giornalisti: Ettore Pasini (Stadio), Vittorio Savoia (Tuttosport), Luciano Poggi (Gazzetta dello Sport - Erreuno tv) e Washington Altini (L’Unità). Per il suo ultimo discorso alla squadra, Bolchi vuole tutti nello spogliatoio, compresi i giornalisti.
Porta che si apre, entrano Ettore e gli altri e c’è tutto il Cesena dal vivo, una delle più belle squadre di sempre. Nel silenzio di quelle panche dello spogliatoio si sente il digrignare perenne di denti di Alberto Cavasin, difensore in eterna guerra col mondo. C’è la magnifica incoscienza di un portiere illegale come Sebastiano Rossi, il sorriso di jolly d’attacco dalla battuta sempre in canna come Roberto Barozzi e Fulvio Simonini, la dolce malinconia di un’ala destra di sconfinato talento come Fabio Aselli. Poi c’è il più forte di tutti: ha solo 20 anni ma negli occhi ha la ferocia di un trentenne. Si chiama Ruggiero Rizzitelli e in quella vigilia ha uno sguardo che fa paura: è già in partita, sa già come vincerla, la sta già vincendo.
Pasini, Poggi, Savoia e Altini si piazzano in cerchio insieme ai giocatori e parte Bruno Bolchi: “Ci siamo, ragazzi, ora dipende tutto da noi. Non ci sono più alibi, non ci sono più seconde occasioni per rimediare. La partita è domani, si decide tutto domani e noi siamo pronti. Vi ho voluto qui tutti insieme perché quello che accadrà domani, noi ce lo siamo guadagnati restando uniti. Ce lo siamo guadagnati lavorando come una famiglia tutti i giorni, tra tante difficoltà. Ci sarà tanta gente da Cesena e da tutta la Romagna insieme a noi: andiamoci a prendere quello che ci meritiamo”.
Il finale è noto: Bolchi vinse 2-1 con gol di Bordin e Cuttone, un’impresa che Ettore ci ha raccontato per decenni come una favola. Ci ha martellato le orecchie per anni con Bolchi, soprattutto quando Maciste tornò a metà anni 90 e a un certo punto noialtri non ne potevamo più. “Dai Ettore basta, è ora di cambiare, non c’è mica solo Bolchi che allena”. E alla fine se Dio vuole Lugaresi cambiò allenatore. “Bene, adesso vediamo un po’ chi ci porta al posto di Bruno”: sibilò risentito Ettore. Il problema è che al posto di Bolchi arrivò Tardelli, oggettivamente un macello, e ogni giorno passato con Tardelli ci aiutò a capire che con Ettore Pasini bisognava litigare di calcio con una certa cautela. (Grazie a Luciano Poggi e Washington Altini per la memoria storica)

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