Cesena-Modena, le mani di Pisseri e il naufragare dolce in questo Var

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Per la prima volta il Cesena ha mosso la classifica giocando peggio dell’avversario. L’ha mossa grazie a Matteo Pisseri, uno che l’anno scorso parava poco e parava bene (tutt’altro che facile), mentre quest’anno ha fatalmente più da fare e ha calato le sue carte sul tavolo degli scettici, mentre alle sue spalle Klinsmann ha superato Siano nelle gerarchie.

Il Modena è la prima squadra che ha davvero tolto l’aria al Cesena, in linea con il credo di Bisoli, uno che quando deve impostare una partita partendo dalla difesa, in B ne manda ancora a scuola parecchi. In più ha il vantaggio di una rosa eccellente: centrocampo e attacco del Modena sono una sciccheria e quando dal mazzo escono 5 buoni cambi e resta in panchina Defrel (600mila euro di ingaggio all’anno o giù di lì) è lo specchio di una dimensione che al momento non è appartiene al Cesena. A livello difensivo, il Modena ha anticipato quello che d’ora in poi faranno in tanti: collassare l’ingresso del locale di buttafuori e respingere i teenagers di Mignani a 30 metri dalla pista da ballo. Berti è rimasto sott’acqua prima di venire eliminato da un fallo orrendo quanto insolito per uno come Caldara; Shpendi ha visto davvero la palla quando l’ha presa sottobraccio per battere il rigore e Antonucci è piaciuto più in difesa che in attacco. Se chiudi la trequarti al Cesena, lo metti nei guai, in più resta il dubbio di una mediana cortissima, dove Mendicino sarà chiamato in fretta a dare qualcosa di importante.

Cesena-Modena 2-2 passa anche all’archivio come la prima vera partita scritta dal Var, decisivo per il rigore del 2-1 e per il rosso a Caldara. Un fiero avversario del Var è uno storico giornalista come Italo Cucci, avversario della tecnologia e capogruppo dell’opposizione già ai tempi del “Processo del lunedì”. Erano i tempi di tv che non erano smart e il conduttore Aldo Biscardi urlava al mondo di volere la moviola in campo, ma non veniva ascoltato, forse perché prigioniero di un invasivo slang molisano (“Vogliamo la moviola in gambo”) e quindi nessuno lo capiva, a parte forse i parenti.

In una conviviale del Panathlon Club Cesena di un anno e mezzo fa, Cucci si scatenò al microfono contro la tecnologia nel calcio, con il conduttore Roberto Chiesa che faticava a contenerlo, perché Cucci resta uno super, ma nelle battaglie in cui crede tende a perdere il dono della sintesi.

“La Var è uno scandalo, un abominio, una infernale macchinetta che sta rovinando il calcio”.

“Ma no direttore Cucci: questo è il progresso, e poi si dice il Var”.

“La Var è un attentato alla bellezza del calcio, ci ridurrà come il tennis, dove l’arbitro non conta più nulla”.

“Va bene, però si dice il Var”.

“La Var è uno strumento malefico che ha cambiato la reazione popolare al gol e ora bisogna aspettare la Cassazione della macchinetta. Chi è l’idiota che ci ha tolto la gioia, la rabbia, il dolore, il sorriso?”.

“Direttore...”.

“Diciamolo, è una vergogna essersi ridotti così, nelle mani di questa macchina che distrugge il calcio. Uno scandalo, una truffa alla passione dei tifosi”.

“...Direttore, insisto: si dice il Var inteso come l’arbitro che visiona i filmati, lo ha detto anche l’Accademia della Crusca”.

“No, io dico, la Var e lo sai perché?”.

“No”.

“Perché l’uomo querela, la macchinetta no, così dico quello che mi pare. Queste cose l’Accademia della Crusca non le sa. Ora mi fai continuare? Dunque, vi stavo dicendo: la Var è una vergogna, un abominio, uno scandalo, una truffa...”. (Nessuno poteva querelarlo, non la finiva più e facemmo serenamente notte ripensando ai tempi della moviola in gambo, quando almeno si poteva cambiare canale)

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