Prima o poi arriverà il giorno in cui Julio Velasco dirà qualcosa di sbagliato, ma quel giorno non è ancora arrivato. Per esempio la determinazione nello sport. L’allenatore che ha cambiato la nostra pallavolo l’ha definita così: “La determinazione è: non ci sto capendo nulla, ma ci riuscirò lo stesso”. Velasco le parole giuste le sa sempre trovare, anche se a volte ti spiazza. In ogni caso è un buon riassunto degli occhi del Cesena dopo lo 0-2 del Mantova. Una squadra senza qualcosa dentro, la partita di ieri l’avrebbe persa e da oggi avrebbe dato il via ad una stanca settimana di alibi. Non è successo e ha battuto giocando a calcio un avversario che fa del giocare a calcio il suo mantra. Oltre ad una classifica da buffet di Capodanno, stupisce un rubinetto di palle-gol aperto a manetta, l’ideale per accendere uno stadio che quando vede le partite giuste entra in campo e gioca dietro le punte.
Ecco, restiamo sullo stadio: il dato ufficiale di ieri parla di 10.628 spettatori, di cui 534 da Mantova dopo una settimana passata a invocare un minimo di logica. Soffermiamoci sul vil denaro: il biglietto di curva Ferrovia di ieri costava 22 euro (esclusi diritti di prevendita) e il Cesena di biglietteria ha incassato 11.748 euro.
Riassunto della scorsa stagione. Cesena-Sampdoria: divieto di trasferta per i residenti in Liguria. Cesena-Palermo: no ai residenti in provincia di Palermo. Cesena-Pisa e Cesena-Modena: trasferta solo per i possessori di fidelity. Fanno 4-5mila tifosi in meno e tra biglietteria e bar (food and beverage come si dice oggi) il Cesena ha avuto circa 150mila euro di mancati incassi, l’ingaggio di un buon giocatore di B. Di conseguenza: cosa aspettano le società e la Lega B a fare una voce unica e iniziare a tutelarsi? Dei disagi per i tifosi si parla da sempre, stupisce questa blanda difesa del proprio business da parte dei club.
Una partita come Cesena-Mantova che valica quota 10mila spettatori è una mosca bianca causa gemellaggio o un patrimonio da valorizzare? La visione a campo largo del Manuzzi di sera è sempre uno spettacolo, se poi andiamo sulla visione a campo stretto, ieri tra i collaboratori di Davide Possanzini si è visto anche Emanuele Suagher, ex difensore a Cesena per qualche mese dal gennaio 2018. Suagher a Cesena tornò alle dipendenze di Fabrizio Castori che lo aveva già allenato a Carpi. Quando iniziò a circolare il suo nome, in dicembre un giornalista chiamò Castori per chiedere un giudizio.
“Mister, com’è Suagher?”
“Un vero cane”.
“Davvero? Mi sembrava un buon giocatore”.
“Certo che lo è. Perché?”.
“Beh, un cane, insomma”.
“Certo, un cane: bravo, cattivo e fedele. La squadra è la sua famiglia e lui per la sua squadra sa essere cattivo e fedele come un cane. Dovete capire bene le parole, andate oltre”.
Ecco, in questo Fabrizio Castori a volte era come Julio Velasco: uno che sa trovare le parole giuste anche se a volte ti spiazza. Uno che per raccontare un difensore offre un’ancora di salvezza a tutta una categoria. Grazie a Castori, se un direttore ti dice che scrivi come un cane, puoi tornare a casa e dire: “Al lavoro oggi mi hanno detto che per la mia famiglia so essere bravo, cattivo e fedele”.
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