Atalanta-Cesena e un certo tipo di idea di calcio

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Se c’era un giocatore che meritava di giocare mercoledì contro l’Atalanta, quello era Cristian Shpendi. Cristian si era guadagnato il palcoscenico contro i migliori, mentre ora l’attesa per il verdetto sulla sua caviglia è un valico cruciale della stagione. Contro un avversario complicato, ieri la reazione è stata da squadra vera che crede in quello che le dice il suo allenatore, ma se Shpendi sta fuori a lungo diventano guai, perché uno così non è sostituibile.

Atalanta-Cesena quindi. L’Atalanta degli ultimi anni non è più una squadra, è una risposta, è l’argomento migliore per replicare a chi si lamenta che il calcio italiano si fa mangiare in testa da tutti. Ha iniziato sulla base di un eccellente settore giovanile, ha un forte radicamento sul territorio, ha preso il volo sulla scia di grandi dirigenti e ha un allenatore talmente avanti che è un caso di studio.

Torniamo alla scintilla iniziale, ovvero il settore giovanile e il senso di appartenenza. Insomma: l’Atalanta è davvero un Cesena che ce l’ha fatta? Con più ambizione, i talenti del vivaio potevano costruire qualcosa di grandioso anche qui? Sarebbe servita una diversa potenza di fuoco nella proprietà e se il lavoro di sherpa di Bruno Piraccini fosse andato a segno portando dentro Nerio Alessandri, chissà. Ci fu un momento in cui sembrava fatta, poi Alessandri fece retromarcia e ormai è meglio metterci un bilanciere sopra, visto che dopotutto mica te lo ordina il dottore di entrare nel Cesena. Però l’idea tecnica di base resta: il percorso di Atalanta e Cesena è lastricato di magnifici visionari di settori giovanili (Mino Favini, Otello Catania), allenatori del vivaio diventati un’eccellenza (Arrigo Sacchi, Cesare Prandelli, Davide Ballardini) e un elenco telefonico di ottimi giocatori.

Al di là del risultato, il viaggio a Bergamo può servire alla proprietà Usa del Cesena per capire come si fanno le cose per bene: investire davvero sulle strutture senza le retromarce del passato, credere nei giovani del territorio per coltivare un’appartenenza spiegata da ogni minuto in campo di Berti o Francesconi.

Nel campionato Primavera 1, sono due le squadre in cui gli 11 giocatori con più minutaggio sono italiani: il Cesena e la Fiorentina. Ecco, a proposito: occhio alla Fiorentina, un club che oggi ricorda l’Atalanta di 5 anni fa. Il vivaio della Fiorentina ha un’impronta simile a quella del Cesena. Il Cesena punta sul reclutamento a corto raggio tra Romagna e Marche; nelle giovanili della Fiorentina il 92% dei giocatori è italiano e l’80% viene dalla Toscana. E ancora: per un curioso incastro, il responsabile del settore giovanile della Fiorentina (Valentino Angeloni) viene dall’Atalanta, mentre il responsabile scouting dagli under 15 agli under 20 è il cesenate ex Cesena Gianni Rovereti. Aumentano gli indizi che Atalanta e Cesena viaggino sulla giusta idea di calcio.

E il risultato di mercoledì? Il rischio di gol a grappoli è concreto, poi ci sono l’imponderabile del calcio e le emozioni che solo lo sport può dare. Il Cesena che vince e passa ai quarti ribalterebbe tutti i parametri, un po’ come accadde a una partenza della Nove Colli di ciclismo una decina di anni fa. Alla visione di 12mila ciclisti sul porto canale di Cesenatico, l’appassionato presidente della società organizzatrice era così emozionato che riscrisse le regole della musica, urlando al microfono: “Squillino i tamburi e rullino le trombe, siamo pronti alla partenza”. Quindi scese dal palco, fece un breve ripasso sul tamburo che di solito rulla e sulla tromba che di solito squilla, quindi sospirò: “Era tutto troppo bello, come facevo a non emozionarmi?”. E allora squillino i tamburi e rullino le trombe: è in arrivo un mercoledì di coppa che sembra quasi di Champions.

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