Ancona-Cesena, le botte in testa e l’aereo di Acireale

Ogni tanto è bello appoggiarsi ai classici, tipo Giuseppe Angelini. Ai tempi della D, il suo Cesena battendo il Matelica allungò a +10. Era il 16 gennaio, in sala stampa mancavano solo le magliette celebrative e Beppe si fece socievole come un istrice: “Non scherziamo, io i campionati non li ho mai vinti in inverno”. Poi il Matelica limò parecchi punti e il Cesena il campionato lo vinse all’ultima giornata: aveva ragione Angelini e gliene facemmo pure una colpa. Ora Toscano è in una situazione simile: allena una squadra molto forte che ha attaccato il campionato alla giugulare. Il problema è che restano parecchie giornate ricche di tanti modi per farsi del male, per esempio pensare che vincere sia facile, figurarsi poi con una squadra così forte eccetera eccetera. Però essere umili non è ancora diventato un difetto e chi crede che vincere i campionati sia facile, di solito in carriera ha vinto poco. Le botte in testa arrivano quando meno te l’aspetti, come accadde ad Acireale nell’ormai lontano 1995, l’anno di nascita di Saber.

Tutto iniziò con una poderosa bugia. Qualcuno se la ricorda?

“Una botta alla testa terribile. Dolcetti è ancora a terra... anzi no: per fortuna si rialza, meno male. Nulla di grave, ma Bolchi preferisce sostituirlo”.

Daniele Della Strada sta facendo la radiocronaca di Acireale-Cesena e racconta una scena che non esiste: Dolcetti ha perso i sensi dopo un tremendo testa contro testa con il terzino Bonanno. Della Strada è amico di Dolcetti e di sua moglie Cristiana: sa che Cristiana sta seguendo la partita su Radio 96, non vuole spaventarla prima del tempo e continua a descrivere quello che non succede. “Entra Piraccini e Dolcetti raggiunge gli spogliatoi aiutato dai sanitari”.

Dolcetti invece resta disteso poco oltre la linea laterale. Il dottor Bazzocchi e il fisioterapista Agnoletti provano a rianimarlo, fino a un primo segnale di vita: si gira da un lato e vomita, tanto che l’assistente continuerà la partita prendendola un po’ larga in quel punto della linea. Arriva una barella per trasportarlo nello spogliatoio, gli viene attaccata una flebo al braccio e il Cesena sceglie di non mandarlo all’ospedale: c’è un aereo privato che partirà subito dopo la partita e dopo l’atterraggio verrà ricoverato al Bufalini.

“Per fortuna ora la situazione è sotto controllo, mentre il Cesena riprende ad attaccare con Hubner...”

Della Strada continua la radiocronaca mentre sotto di lui sfila la barella e domina l’apprensione. La partita finisce con un burrascoso 1-1 e sull’aereo del ritorno, un Dolcetti più di là che di qua ci sale orizzontale in un lettino da ospedale, con la flebo sempre al braccio e l’amico Scarafoni al fianco in un seggiolino d’emergenza. Come se non bastasse, il viaggio è terribile: si dovrebbe atterrare a Forlì, ma ci sono raffiche di vento che fanno sbandare ovunque l’aereo. Si dirotta verso Bologna mentre regna la paura: la flebo di Dolcetti balla come una maracas, lo stopper Antonio Aloisi cede al panico, si alza in piedi e strizza la hostess come un tubo di dentifricio (“che c. succede!!”), Dario Hubner è bianco come un cencio e ripete a macchinetta “non voglio morire”, Bruno Bolchi mantiene il suo aplomb, ma ha una faccia verde ramarro. Tra spavento e vuoti d’aria, è un delirio di stomaci ribaltati, mentre il settore giornalisti prova a darsi un contegno. Fino alla mazzata finale. Seduto vicino agli inviati di Corriere e Carlino, c’è il massaggiatore Agnoletti, stomaco di marmo che non fa una piega e racconta la rianimazione di Dolcetti.

“L’abbiamo steso un po’ di lato e lui ha rimesso tutto. Oh ma questo non mastica mai. Ha vomitato un piatto di spaghetti al pomodoro, erano lì interi sulla linea laterale. Fata roba. Sembravano usciti dalla pentola, erano quasi da mangiare”.

Era quello che mancava. Mentre Scarafoni fa coraggio a Dolcetti. Mentre Aloisi viene convinto a sedersi. Mentre Bolchi convince Hubner che non finirà qui. Mentre pietose hostess distribuiscono sacchetti. Mentre succede tutto questo, Agnoletti non capisce perché tuti quelli attorno a lui ora si sono messi a vomitare anche l’anima.

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