Unieuro, uno stato di fragilità mentale, fisica e tecnica da superare in fretta

«Oh mamacita Panama dov’è, ora che stiamo in mare? Sull’orizzonte ottico non c’è, si dovrà pur vedere». Per l’Unieuro il porto d’attracco di cui cantava Ivano Fossati, ancora non dà segno di sé. La sconfitta maturata mercoledì a Cento dopo l’incommentabile performance fornita dai romagnoli a Rieti domenica, lascia Forlì in mare aperto e senza ancora all’orizzonte la visuale di quel porto sicuro, di quella destinazione della rotta intrapresa in estate che, pensando ai nomi che compongono la rosa guidata da Antimo Martino, era pensabile che, prima o poi, quel segno di sé lo desse. Lo darà? Quando? Come? Le domande sono ancora tutte aperte al pari dei dubbi che la squadra continua a suscitare. Sì, perché se è innegabile che l’approccio al match sia stato ben diverso rispetto a quello di pochi giorni prima, lo sbandamento nella ripresa ha confermato l’attuale fragilità mentale, fisica e sotto certi aspetti anche tecnica, dell’Unieuro. Uno scivolamento dal +13 del 21’40” all’aggancio, troppo rapido nel terzo periodo. Poi un nuovo svarione per il -10 da cui, se non altro, i biancorossi hanno provato a risollevarsi, ma durante il quale ha dato prova di essere quasi in balia dei flutti, tra una serie di disattenzioni e superficialità e una confusione che hanno lasciato a tratti basiti.

È crisi? No, per il semplice fatto che in realtà è dalla preseason che l’Unieuro tentenna. È, più che altro, una creatura che ancora non ha preso forma o che è necessario la cambi in fretta per non trovarsi a vivere una situazione (di classifica, ovvio) alla quale non è mai stata abituata: né la società né i giocatori. I problemi sui quali lo staff guidato da coach Martino sa di dovere intervenire sono tanti e non solo mentali. La difesa fa acqua, eppure individualmente Harper, Gaspardo, Gazzotti, Allen (soprattutto) sono dei buoni difensori; il dinamismo e la reattività sono a livelli bassissimi e l’attacco sconta una macchinosità che va al più presto superata al fine di mettere a sistema le qualità dei singoli e non vivere di sole giocate individuali.

Per essere chiari, ad oggi l’Unieuro passa quasi tutta dagli attacchi dal palleggio di Allen e Harper. Loro hanno bisogno di costruirsi tiri o penetrazioni da situazioni di uno contro uno, fronte o spalle al canestro, ma questo sta portando Forlì a giocare quasi da ferma, con continui isolamenti e uno contro uno degli esterni e pochissima circolazione. Le difese, di conseguenza, si muovono poco e aiutano molto e i tiri sono raramente aperti. A pagare di più questa situazione è sicuramente Gaspardo, che vede pochissimi palloni. Anche con Ruvo, ad esempio, il suo bottino è arrivato grazie a quella sfuriata di tiri che si è preso e segnato uno di fila all’altro, ma dalla distanza. Forlì, invece, ha bisogno di coinvolgerlo più vicino all’area. E poi c’è il discorso Tommaso Pinza: a Cento non ha giocato, ma se è comprensibile che Martino, in un match delicato, cercasse più certezze offensive di quelle che lui può garantire, le sue gambe e la sua voglia in difesa, non gioverebbero alla causa? Tanfoglio, determinante per la Sella, ha solo un anno in più...

Ultima annotazione su Kadeem Allen: durante il match ha subto la sublussazione del quinto dito della mano destra. Una volta “rimesso in sede” dallo staff fisioterapico, ha continuato a giocare e la sua presenza domenica con Cividale non dovrebbe essere in dubbio.

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