Unieuro, una pioggia di entusiasmo nel segno di McAdoo

La prima minaccia sulla stagione 2024-2025 della Pallacanestro 2.015? La pioggia, ma resta solo tale e se da un lato costringe i biancorossi di coach Antimo Martino a svolgere la prima seduta di allenamento precampionato nella fornace della palestrina fiancheggiante un Pala Galassi chiuso per lavori in corso, dall’altro non impedisce affatto che il primo giorno di scuola dell’Unieuro sia quella festa di passione che la società si attendeva.

Festa lo è stata eccome, non solo per la curiosità di tantissimi tifosi forlivesi di guardare per la prima volta all’opera la nuova squadra (presente al completo ad eccezione del secondo straniero che “radio mercato” dà, comunque, per prossimo alla firma), quanto per l’emozione che brillava nelle pupille di ciascuno dei presenti di rivedere in carne, ossa e polo un Bob McAdoo in forma smagliante se consideriamo il fatto che la carta d’identità della leggenda Nba recita classe 1951. Ovvero 73 anni.

“Doo Doo”, arrivato al palasport che lo vide protagonista in serie A dal 1990 al 1992 accompagnato dalla moglie forlivese Patrizia e dai figli Rasheeda e Ryan, è stato accolto da un’ondata di abbracci di chi lo ha acclamato in campo e di selfie ed autografi chiesti (e ottenuti) da tifosi di ogni età. Il suo sorriso denotava tutta la gioia di tornare dove ha lasciato un segno indelebile.

«È un piacere per me, tornare qua dove ho trascorso parte della mia storia ed è bellissimo rivedere persone con cui ho condiviso grandi emozioni – afferma l’ex stella di Bufalo e dei Lakers -. Avevo pianificato di giocare solo due anni quando scelsi di venire in Italia, a Milano, poi i successi ottenuti mi hanno fatto cambiare idea. Stavo comunque pensando di ritirarmi, ma un giorno Mike D’Antoni mi presentò Maurizio Gherardini e lui riuscì a convincermi. Venni qua, vidi il Palafiera e mi piacque tantissimo. Poi lo vidi quasi sempre sold out, pieno di tifosi incredibili e il mio obiettivo era mantenere questa città in A: per un anno ci riuscimmo. Mi trovai perfettamente per quello che era il mio stile di vita anche se non era Milano, anche perché poi, qui, ho conosciuto Patrizia, mia moglie da 32 anni».

Un’esperienza che giudica «un tempo meraviglioso della mia vita», che si collega al presente dell’Unieuro. Non solo perché McAdoo ammette di sapere che per due anni Forlì ha sfiorato la serie A e «le auguro vivamente di riuscire a conquistarla presto», ma anche perché a lungo si è soffermato a parlare con un estasiato Demonte Harper. Cosa si sono detti? «Gli ho detto di godersi il percorso e il suo tempo, anche se mi ha riferito di avere 35 anni – sorride - Poco male, gli ho risposto che è ancora in grado di fare grandi cose. Come me che ho giocato sino ai 42 anni e facevo anche alla fine 30 punti a partita. Ciò che conta sono la mentalità e tenere il fisico sempre in forma: così ho fatto io».

Aneddoti a profusione con al fianco un presidente Giancarlo Nicosanti emozionatissimo perché «da tifoso della curva considero McAdoo e Griffin come i due giocatori che più mi hanno elettrizzato». Uno su tutti. «Mi ruppi un braccio qui a Forlì, stetti fermo 6 settimane, poi quando dovevo rientrare venni a sapere che Michael Ray Richardson sarebbe venuto a vedere la partita. Ero gasato dal poter giocare davanti a lui e feci 51 punti contro la Viola e un Dean Garrett che, incontrato in Nba da avversario quando giocava a Minnesota, venne da me a testa bassa e mi disse di ricordarsi ancora come lo avevo massacrato quella sera».

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