Unieuro, rimpianti da cancellare e un killer-instinct da recuperare

Ora serve davvero un’impresa, decisamente improba, probabilmente, ma non del tutto fuori portata. L’Unieuro è spalle al muro dopo la sconfitta maturata anche martedì sera a Cividale, l’uscita di scena repentina dai play-off è una minaccia incombente su una squadra dimostratasi purtroppo leggera di testa, e senza sufficienti certezze consolidate cui aggrapparsi, per resistere alle folate impetuose e improvvise della Gesteco nei quarti periodi di garauno e garadue, ma tra domani sera e, auspicabilmente, domenica, ha ancora tutte le possibilità di riportare quanto meno la serie in Friuli per la “bella”.
Deve crederci e deve tentare la formazione di coach Antimo Martino, anche se battere tre volte in fila chi ha saputo vincere quattro confronti diretti su quattro in stagione, potrebbe sembrare utopia. Però nell’accezione di Eduardo Galeano, l’utopia serve comunque a camminare. Quindi a provarci, così come Forlì ci provò nel 2019, andando sotto 0-2 a Rieti sotto i colpi di Vildera e del carneade Antino Jackson, ma poi facendo proprie le due gare al Pala Galassi. Certo, poi garacinque fuori casa si rivelò sin dall’inizio un calvario e terminò con un pesantissimo -28, ma la Pallacanestro 2.015 ha il dovere fare tutto quanto le è possibile, pur di non terminare in casa la propria corsa. Un dovere verso il pubblico, verso il club che proprio la prossima settimana compirà dieci anni di vita, verso se stessa e nei confronti di quanto ha comunque fatto vedere nei primi due match di play-off.
Sì, perché il peso dei rimpianti è grande al termine di 80 minuti che potrebbero essere riassunti nella domanda: Forlì, perché hai svegliato il can che dorme? Parafrasando il famoso detto, i meriti dei gialloblù di coach Stefano Pillastrini stanno tutti in due aspetti. Il primo è quello di avere trovato protagonisti diversi nelle due sfide, cosa che ai romagnoli non è riuscita (sette uomini in doppia cifra di cui solo Dell’Agnello in ambedue i match), il secondo nell’avere saputo riacquisire in corsa, e nei momenti che contavano, fiducia, convinzione ed energia, per poi farsi spingere da queste sino al traguardo. Il problema è che i break determinanti firmati da Rota e compagni nei quarti periodi, giungono perché nei minuti precedenti l’Unieuro non ha saputo dare continuità al proprio momento migliore, non è riuscita a blindare i propri vantaggi, a dare la spallata decisiva.
Anzi, fatalmente ha commesso errori, è incappata in superficialità offensive, leggerezze mentali e disattenzioni difensive (vedi rimbalzi d’attacco sui quali la Gesteco ha prodotto prima 13 e poi 16 punti), che hanno permesso ai padroni di casa, spesso “rovistando nella spazzatura”, di rialzarsi, ricucire, riaprire un discorso che stava chiudendosi, riprendere slancio e convinzione. I break ne sono stati la conseguenza e per fermare un treno tornato in piena corsa, a quel punto, era troppo tardi. Un vero peccato, ma anche un demerito dei biancorossi pagato a caro prezzo.
La squadra di Antimo Martino era stata bravissima a rallentare il gioco di Cividale sino praticamente a fermarlo a un metro dall’arco dei 6.75, a renderlo sterile, prevedibile, spento. Insomma, era stata bravissima ad addormentare avversaria e partita. Poi, però, è stata lei stessa a ridestare il “can che dormiva”.