Un tempo “sbarbato” e ora leader: Forlì riabbraccia il figliol prodigo Masciadri

Se tra un anno l’opzione di prolungamento sul suo contratto venisse esercitata dall’Unieuro, lui diventerebbe “Mascio 4x4”, il primo giocatore a trazione integrale della pallacanestro italiana. Quattro anni a Omegna, quattro a Ravenna, altrettanti a Rimini e due (dal 2008 al 2010) a Forlì che possono trasformare in un’altra quaterna. Stefano Masciadri, che di numeri ne ha già collezionati tanti e importanti, può scrivere a suo modo una pagina di storia tornando al primo capitolo della stessa.
Proprio da qui, dai suoi esordi in maglia Vem Sistemi allenato da Giampaolo Di Lorenzo in serie A Dilettanti, il “figliol prodigo” è partito a raccontare all’ultima serata del torneo Ronca City Playground, il perché e le aspettative legate alla sua scelta di passare da Rbr alla Pallacanestro 2.015.
«Era 18 anni fa e non avevo la barba. Uscito dalle giovanili della Virtus Bologna non era facile l’approccio con il mondo dei grandi, ma fu molto bravo Di Lorenzo a darmi fiducia subito a darmi anche il quintetto e soprattutto la possibilità di fare errori e imparare da loro. Mi innamorai subito della città e appena si è ripresentata l’opportunità di tornare l’ho colta dopo pochi giorni di riflessione. La presenza di Martino ha facilitato il tutto e non vedo l’ora che sia l’11 agosto».
Due coach nel destino
Con Di Lorenzo sono stati cinque anni di convivenza cestistica e il rapporto è ancora speciale. «Non solo lui mi diede fiducia a Forlì, ma mi rivolle anche a Omegna per altre tre stagioni. È stato lui a lanciarmi e confermarmi ad alto livello. A Omegna ho giocato anche con Tavernelli nel 2014-2015».
E poi Martino che ritrova dopo il triennio a Ravenna. «Secondo Antimo ero uno che tirava e basta e quindi per i primi due mesi non ho mai tirato, mi era impedito di farlo. Lui voleva che mettessi la palla a terra, facessi finta e arresto e tiro per abituarmi a fare altro. Era difficile abituarsi, ma questo mi ha aiutato a diventare un giocatore più completo e pericoloso e gli devo tanto. Adesso torno conoscendo già il suo sistema di gioco e per me è un grande aiuto. Da me vuole sostanzialmente le stesse cose che voleva allora, ma ha detto che posso anche tirare».
Ci mancherebbe, perché in 17 anni di professionismo, Masciadri viene dalla miglior stagione della carriera come percentuale da tre punti. A Rimini è stato il 48% e, se calcoliamo tutte le triple scoccate e segnate dal “professore”, in carriera vanta un clamoroso 40,02%. «Ammetto che mi fa piacere e sapevo di avere avuto le mie percentuali migliori proprio lo scorso anno. Anche contro Forlì, ma niente di personale. Vengo dalla stagione più consapevole della mia carriera anche perché venivo dal secondo, brutto infortunio e mi chiedevo se sarei tornato e come. Avevo paura, ma quando ho ripreso a correre non mi sono più fermato. Questa consapevolezza me la porto dietro adesso, all’Unieuro».