Pregi e difetti dell’Unieuro dopo l’esame Supercoppa

I tre rimbalzi sul ferro del tiro libero scagliato e sbagliato da Kadeem Allen a un solo secondo dalla sirena della semifinale di Supercoppa tra Unieuro e la Gesteco Cividale sono un chiaro segno che per le entità superiori che governano la pallacanestro, il tempo di Forlì evidentemente non è ancora giunto.
C’è tutto il tempo
Ne servirà altro per trovare la quadratura giusta di una squadra che, al di là del numero effettivo di inserimenti estivi, ha cambiato decisamente fisionomia rispetto allo scorso anno. Tutto il pre-campionato, non ricchissimo di partite, invero, e la rassegna di Ravenna che vedrà oggi Rimini andare a caccia del suo primo trofeo, lo hanno fatto capire distintamente. Di tempo per sistemare le cose ce n’è, se lo sguardo doverosamente si proietta alla globalità della stagione, ma ce n’è anche poco se la Pallacanestro 2.015 punta a partire subito bene in un torneo che le para davanti un calendario, non impossibile, ma al contempo insidioso: Cremona fuori, Ruvo di Puglia in casa, doppia trasferta a Rieti e Cento seguita da Cividale (ancora) e Scafati al Pala Galassi. E allo start di sabato al Pala Radi manca ora meno di una settimana.
Cosa ha mostrato la pre-season biancorossa è sin troppo lampante. L’Unieuro ha tanto potenziale offensivo e sostanzialmente sta già riuscendo a farlo emergere, con anche Demonte Harper che appare brillante, convinto, efficace e molto più a suo agio rispetto a quello che era un anno fa. Ciò che ancora manca, e che è basilare trovare, lo ha riconosciuto Antimo Martino venerdì sera dopo la sconfitta di Supercoppa: regolarità e difesa.
Partiamo dal primo aspetto
In quasi tutte le partite giocate in avvicinamento al campionato, Forlì ha sfoggiato buonissimi primi tempi seguiti da cali decisi nei 20 minuti complessivi. Questione di preparazione che darà frutti più avanti? Conseguenza di un’età media elevata della rosa romagnola?
Un mix tra i due fattori (probabile che una squadra non giovane entri in forma più tardi)? E soprattutto, è un fattore contingente o si rischia diventi un leit motiv? Martino e il suo staff devono capire e trovare gli accorgimenti per colmare questo divario che non riteniamo sia un difetto cronico. Almeno sino a prove contrarie.
Cosa preoccupa?
L’aspetto difensivo, poi, è forse quello che preoccupa di più, perché Aradori a parte (ma sino ad anno scorso c’era Cinciarini), l’Unieuro i giocatori capaci di incidere difensivamente li ha. Eppure nelle sei gare giocate d’estate, entro i 40 minuti ha subìto 86 punti di media. Decisamente troppi.
Il primo rimedio possibile? Non concedere secondi tiri e i 17 rimbalzi offensivi di Cividale venerdì, con sei difensivi di Gaspardo e due complessivi del trio Del Chiaro-Gazzotti-Masciadri sono, loro sì un campanello d’allarme.
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