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Che fosse una trasferta complicata lo si sapeva, ma proprio per questo e per quel “combinato disposto” dato dall’assenza dell’asse play-pivot titolare di Avellino (Grande-Zerini) e dalla teorica sferzata di positività impressa in casa forlivese dal successo su Pistoia e dall’arrivo di Stephens, era lecito, anzi doveroso, aspettarsi dall’Unieuro ben altro spirito di quello che, invece, l’ha contraddistinta al Pala Del Mauro.
La sconfitta invece, oltre a rendere nuovamente complicato il cammino verso i play-in, ora a 4 punti dai romagnoli, ha palesato tutti i limiti di energia fisica e mentale che sono il vero, grande difetto della squadra. Per vincere in trasferta serve tutt’altro atteggiamento e altra intensità e se l’Unieuro continua a non darne dimostrazione, c’è da domandarsi se mai ne sia capace o cosa possa farle realmente scattare.
Che il problema sia principalmente questo lo dimostrano due dati solo lontani tra loro, ma che sono in realtà due facce della stessa medaglia. Forlì ha tirato con percentuali più alte dal campo e persino una volta di più rispetto all’Unicusano, ma è andata solo due volte in lunetta: 4 liberi contro i 17 dei biancoverdi. È un sintomo di quella bassa intensità che, nella metà campo difensiva, si è tradotta in 90 punti subiti, di cui 49 nella ripresa. Incapacità di fermare l’attacco di casa che ha strozzato ogni velleità di rimonta e di inversione di tendenza dopo l’intervallo.
Se guardiamo al cammino dell’Unieuro lontano da casa, questo è un dato sin troppo ricorrente. Solo tre volte, su nove trasferte, la squadra di Martino ha subìto meno di 80 punti e due volte, a Brindisi e Torino, ha vinto. Il terzo, perso, è stato a Cremona all’esordio. Da inizio stagione Forlì subisce 81.8 punti di media nelle gare esterne che sale a 85.1 considerando solo le sconfitte.
Harper e compagni hanno 90 punti nelle mani? Li hanno ancor più nelle partite fuori casa? No. Quindi, se di inversione di tendenza si può e deve ancora parlare, questa può nascere solo in difesa e da un netto cambio di mentalità e intensità.
Sotto questo profilo, il derby di domenica con una Dole tornata convinta dei propri mezzi, è la gara peggiore e al contempo migliore che il calendario potesse presentare. O questa scossa di energia arriva nel match più sentito, oppure pensare di portare a casa due punti indispensabili, rischia di essere utopia. Forlì spera nel proprio pubblico, anche se non deve essere un diritto. Il tifo che tornerà sugli spalti dopo lo sfregio dei due derby play-off a porte chiuse di sei mesi fa.