Martino e la falsa partenza Unieuro: “Per ora non siamo quelli che vorremmo essere”

È vero che era solo il primo atto di una stagione infinitamente lunga e che ogni squadra, adesso, è ancora alla ricerca di una propria dimensione interna ancor prima che di una in campionato.
È vero che Cremona, abituata a partire forte (l’anno scorso aveva infilato tre successi nelle prime tre giornate) non era l’avversaria più abbordabile del lotto da affrontare in trasferta. È anche vero, però, che i punti persi oggi, sono quelli che mancheranno domani e l’Unieuro nell’anticipo di sabato, non solo li ha persi, ma non ha neppure dato una bella immagine di sé.
Non solo percentuali
Al contrario, al di là della serata monstre al tiro dei lombardi (45% da tre) e delle difficoltà tecniche che i biancorossi hanno incontrato durante la gara, è stato proprio il linguaggio del corpo dei forlivesi a lasciare perplessi.
Spesso passivo, a tratti anche dimesso per non dire spento, mai realmente aggressivo e connotato da quella sana “carogna sportiva” che contro una squadra coraggiosa e volitiva come la JuVi era necessario. Solo la coppia a stelle e strisce Harper-Allen l’ha mostrato, fino alla conseguenza di essere colpita da un fallo tecnico per proteste in ognuna delle sue due componenti, ma il resto della truppa italiana è mancata, oltre che in termini realizzativi, proprio dal punto di vista dello spirito.
Unieuro grigia?
Così è sembrata. E allora tra le tante cose che Antimo Martino deve ancora trovare nel suo gruppo, una delle prime e più importanti è forse il colore: il rosso delle guance di chi scende in campo pronto a sbuffare su ogni possesso offensivo e difensivo.
«Cremona ha meritato la vittoria giocando con intensità e attenzione durante tutto l’arco dei 40 minuti - ha esordito a fine match l’allenatore dei romagnoli -. Noi, invece, abbiamo vissuto momenti positivi, ma senza avere mai continuità. Viviamo di fiammate, ma contro chi ha regolarità diventa difficile giocare».
Parole gà sentite
In realtà ricalcano quelle delle scorse settimane e che mettono a nudo uno dei problemi da cui l’Unieuro fatica a liberarsi. «Siamo dispiaciuti, perché in questo momento non siamo quelli che vorremmo essere, dobbiamo lavorare per cercare equilibrio e gerarchie che ancora non abbiamo».
Alt, parola “magica”: gerarchie
È un tema serio che emerge dalle prime uscite forlivesi e come tale, merita un serio approfondimento di analisi (anche nostra) e di ricerca da parte dello staff tecnico.
«Non dobbiamo perdere la fiducia però - puntualizza Martino - perché anche l’anno scorso abbiamo impiegato diversi mesi per trovare la nostra quadratura, complice un problema al roster che influenzò la situazione. Ora spero che il processo sia più breve. I dodici tiri liberi che abbiamo sbagliato sabato sera a Cremona sono il primo segnale di nervosismo: capisco benissimo i ragazzi che non sono felici, ma dobbiamo restare sereni e lavorare con l’obiettivo, partita dopo partita, di giocare una pallacanestro migliore».
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